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Vita di Giovanni Pirelli. Tra cultura e impegno militante

Mariamargherita Scotti
Roma, Donzelli, 291 pp., € 27,00

Anno di pubblicazione: 2018

Rampollo di una prospera dinastia industriale, prima letterato e storico sui generis, poi convinto terzomondista e interlocutore dei giovani negli anni del movimentismo sessantottino, Giovanni Pirelli è figura multiforme, della quale Scotti restituisce il profilo a partire soprattutto dalla preziosa corrispondenza. Dopo aver vissuto la Resistenza come esperienza formativa e avere acquisito un forte senso di responsabilità personale e sociale, Pirelli diviene militante della sinistra socialista e dunque pietra di scandalo per il suo mi- lieu d’origine, ma anche compagno scomodo. Un passaggio al crociano Istituto italiano per gli studi storici e l’avvio claudicante della carriera letteraria lo pongono alla confluenza tra storia e letteratura. È da questa difficile posizione che egli traccia un sentiero originale che unisce il rigore della metodologia di ricerca all’interesse genetico per le scelte perso- nali. Ne sono frutti le celeberrime Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana e poi europea (con Piero Malvezzi per Einaudi), monumento di carattere morale e stru- mento politico «di rinnovati impegni» (p. 73), ma anche i Racconti di bambini d’Algeria, nel segno del dovere di «suscitare scandalo» (p. 144): per Pirelli la storia è storia politica e contemporanea in senso stretto.
Merito del libro è l’approfondimento della seconda e più radicale stagione della vita di Pirelli, inaugurata come storico e finanziatore di iniziative culturali a fianco di Bosio e di Panzieri, e contraddistinta dal progressivo allontanamento dal Psi e da una febbrile attività che trova il suo fulcro nella lotta – non solo ideale – per il Fln nella guerra d’Al- geria, per lui nuovo conflitto partigiano contro lo sfruttamento e il colonialismo. Pirelli copre rapidamente la distanza che separa antifascismo e anticolonialismo per approdare a un precoce terzomondismo alla ricerca di un nuovo soggetto rivoluzionario non estraneo alle lotte operaie in Occidente. La risoluta adesione alle idee di Frantz Fanon (un Fanon «ricostruito» allo specchio della propria parabola di militante, come suggerisce l’a.) si travasa poi, tra gli anni ’60 e la morte (1973), in prove editoriali e artistiche, in viaggi e in attività di collegamento tra movimenti e gruppi – talvolta anche operando nella clan- destinità –, ma comporta anche l’abbandono della letteratura, a suo giudizio ormai priva di ricadute sulla realtà.
Vir illuster di un ipotetico ciclo a cui il titolo del volume inevitabilmente rimanda, Pirelli può ora prendere posto in una sorta di pantheon socialista al quale ancora non aveva avuto compiuto accesso, grazie a uno studio che è anche riflessione sul genere biografico, pienamente adatto alla fase storica descritta e all’oggetto in esame. Il filo rosso biografico consente, infatti, di tenere insieme iniziative in rapida evoluzione, ipotesi di lavoro non realizzate e contatti tra singoli de-istituzionalizzati che sono la linfa vitale della nuova sinistra.

Fabio Guidali