Cerca

Anna, figlia di Manlio Rossi-Doria, si era laureata all’Università di Roma nei primi anni ’60 con una tesi sul ministro di Rudinì. Insegnante nelle scuole secondarie e madre di due figlie, riprende la ricerca storica dieci anni dopo, inserendosi attraverso l’Irsifar nella rete dei primi gruppi di lavoro costituiti dall’Insmli sull’età della Ricostruzione. Anna si impegna in ricerche sul movimento contadino meridionale, nella speciale congiuntura rappresentata dalla presenza, nel 1945-46, al ministero dell’Agricoltura del comunista Fausto Gullo (Il ministro e i contadini). Seguono gli anni nel movimento femminista, che per lei significano, da un lato un nuovo campo di ricerca e, dall’altro, l’impegno politico, sul territorio nazionale, nel coordinamento delle donne del sindacato (FLM) sulla legislazione protettiva, nei corsi del Centro Virginia Woolf di Roma, e molto altro. Abilitata come professore ‘associato’, è chiamata dapprima dall’Università di Calabria e poi da quella di Bologna, dove insegna il primo corso ufficiale di Storia delle donne, per tornare a Roma, Tor Vergata, a pochi anni dalla pensione. Negli anni Ottanta – primi Novanta aveva lavorato sulla tradizione suffragista inglese (La libertà delle donne), sulle donne nella scena pubblica all’inizio della Repubblica (in Storia dell’Italia repubblicana, Einaudi vol I), mentre pubblicava parallelamente un volume sul voto alle donne (Diventare cittadine, Giunti). A partire dalla metà degli anni Novanta si apre un nuovo cantiere di ricerca per Anna Rossi-Doria, quello sulla storia e la memoria della deportazione ebraica, in particolare delle donne (Memoria e storia: il caso della deportazione, Rubbettino; Sul ricordo della Shoah, Zamorani). Nel 2007 è Rossi-Doria stessa a dare forma alla sua ricerca in un bellissimo volume in cui raccoglie e fa dialogare i suoi saggi di storia delle donne con quelli, altrettanto storici, nati dalla partecipazione e dalla riflessione sul movimento delle donne (Dare forma al silenzio. Scritti di storia politica delle donne, Viella).
La ricerca e gli studi di A. Rossi-Doria riflettono l’intenso scambio che si è avuto in Italia tra storia contemporanea e women’s studies, ma anche le difficoltà incontrate nel tentativo di superare le barriere divisive tra l’uno e l’altro campo. La difficoltà, come sempre per la storia contemporanea (a differenza che per la storia medievale e moderna), è quella di accettare e integrare nella nostra disciplina nuove domande che riguardino l’uomo e la donna nel loro tempo, indipendentemente dal tipo di istituzioni in cui sono collocati (che è in genere la prima e a volte unica fonte disponibile per la storia contemporanea). La difficoltà, per esempio, di fare i conti con il “silenzio” delle donne, delle vittime della Shoah, ma anche, aggiungerebbe Anna – ricordando suo padre e pensando alla nostra storia italiana – con quello dei nostri contadini del Sud.

Mariuccia Salvati