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La mattina del primo agosto è morto a Macerata Mario Sbriccoli. Non si era mai personalmente associato alla Sissco ma aveva collaborato con molti di noi in tante occasioni, seguendo le iniziative dell’associazione con la curiosità a tutto campo che lo distingueva, e nel 2004 vi aveva associato l’istituto da lui diretto. Perciò la Sissco vuole unire la sua voce a quanti oggi lo ricordano commossi con riconoscenza e ammirazione.
Mario Sbriccoli era professore ordinario di Storia del diritto italiano nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Macerata, la sua città, dove aveva iniziato gli studi di storia del diritto negli anni Sessanta sotto la guida di Paolo Grossi e aveva percorso rapidamente tutti gradini della carriera accademica. Preside della Facoltà di Giurisprudenza, era oggi decano dell’Ateneo e forse più libero di muoversi dove lo studio e la curiosità lo portavano. I suoi scritti sugli statuti medievali, sulla funzione dei giuristi nell’età del diritto comune, sul problema del reato politico alle soglie della scienza penalistica moderna, e ancora sul metodo della storia penale e criminale, sulla storia del processo, e ancora diritto penale d’età liberale e sul socialismo giuridico, gli hanno guadagnato una posizione di grande autorevolezza e prestigio nel campo disciplinare che corre tra storia del diritto, storia del pensiero giuridico, storia delle istituzioni e delle pratiche criminali. Era membro della Commissione scientifica del GERN (Groupe Européen de Recherche sur les Normativités) e della IAHCCJ (International Association for the History of Crime and Criminal Justice), nonché del comitato scientifico delle riviste “Déviance et Société” e “Crime, Histoire, Sociétés / Crime, History and Societies”.
Non mancheranno le iniziative volte a mantenere vivo il suo ricordo e che continueranno il suo lavoro, anche perché Mario Sbriccoli è stato maestro di molti allievi, era un infaticabile raccoglitore di fonti, testi e documenti, stava completando opere importanti e aveva curiosità e collegamenti vasti e ramificati. Noi storici  contemporaneisti non eravamo che uno di questi rami, eppure per chiunque di noi si interessasse di istituzioni, di storia sociale e di metodologia della ricerca, oltre che specificamente di storia urbana, di storia e di fonti criminali, per chiunque lavorasse negli archivi criminali Sbriccoli era un punto fermo che non avrà sostituti. Molti di noi lo avevano incontrato nei luoghi più diversi della ricerca, con una disponibilità, una curiosità, una generosità e una affabilità che lo rendevano amico dei giovani ricercatori come dei più anziani colleghi, e ne innalzavano la statura e l’autorevolezza per gli uni come per gli altri.
L’insegnamento che ci è venuto riguarda i vari e ramificati aspetti dello studio delle norme e delle pratiche sociali, dove le norme codificate, le procedure, la stessa dottrina aprono spazi di conflitto, di negoziazione, risarcimento con i vari soggetti dell’ordine sociale e di quello politico, così ricomponendo la frattura scolastica tra norma e pratica, e ancora quella tra diritto, economia, politica e dando alle fonti, scritte e d’archivio,  una eccezionale capacità ermeneutica. Analizzati questi processi nell’età medievale e moderna, dove forse gli sono apparsi meglio decifrabili, Sbriccoli ha offerto un modello analitico che sapeva fecondo anche per l’età contemporanea, sulla quale del resto ha compiuto egli stesso studi che rimangono. Per chi si propone di praticare ancora quel cammino non sarà facile muoversi senza le sue annotazioni, le sue indicazioni rapide, incisive e affettuose.

Raffaele Romanelli