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Dalla parte dell’essere umano. Il socialismo di Rodolfo Mondolfo

Elisabetta Amalfitano
Roma, L’Asino d’oro, 178 pp., € 18,00

Anno di pubblicazione: 2012

Nel 1992, ripubblicando l’edizione delle Vie maestre del socialismo di Filippo Turati curata da Rodolfo Mondolfo, Gaetano Arfè descriveva lo storico della filosofia antica marchigiano come il maggiore e il più originale interprete italiano del marxismo nella sua versione democratica e gradualista e osservava come questo filone di pensiero non avesse mai goduto nel nostro paese di molta fortuna. In fondo, il libro in oggetto, frutto di una tesi di dottorato, tenta di dare una risposta alla questione posta da Arfè (e riproposta da Bruno Accarino nella prefazione), soffermandosi in particolare sugli scritti di carattere politico dal 1909 al 1938, anno della partenza di Mondolfo, a causa delle leggi razziali, per l’Argentina, dove morirà, quasi centenario, nel 1976. L’autrice delinea bene, sullo sfondo della storia del socialismo, il percorso di formazione intellettuale di Mondolfo, dagli studi giovanili su sensismo ed empirismo, all’incontro con il positivismo di Ardigò, per giungere alla propria, personale, «filosofia della prassi», che apriva una nuova strada per il dibattito marxista in Italia, cercando di superare sia il determinismo materialista che l’idealismo nelle sue varie forme, giungendo a delineare una sorta di «umanesimo marxista», in cui il socialismo si costruiva non tanto dal dato economico, ma da quello «personale» e di coscienza (la «prassi che si rovescia»). Questa lettura, influenzata anche da Rousseau per l’importanza data agli aspetti educativi e formativi, fu fortemente criticata negli anni ’60 da Galvano Della Volpe e dalla sua scuola, sulla base di un’interpretazione scientifico-strutturalista degli scritti marxiani, contribuendo notevolmente al lungo oblio del pensiero di Mondolfo, nonostante (o forse proprio perché…) Norberto Bobbio avesse curato, nel 1968, sotto il titolo di Umanismo di Marx, una sua raccolta di scritti. Allo stesso modo ne derivava, per Mondolfo, una visione del rapporto partito-masse molto diversa da quella comunista e dello stesso Gramsci (cui pure dedicò su «Critica socia¬le», a metà degli anni ’50, una serie di saggi di grande interesse, mettendone in risalto le contraddizioni tra pensiero e pratica politica) e un conseguente giudizio critico sulla rivoluzione russa, «prova del fuoco» della concezione leninista della politica, rispetto alla quale prendeva decisamente la parte di Martov e dei menscevichi. Le pagine dedicate a questi temi (come quelle su Sorel e il rapporto forza-violenza, su cui tornerà nel suo esilio argentino) sono forse quelle più interessanti per lo storico, anche se talora un po’ ripeti¬tive. Conclude il volume, nel tentativo di attualizzare il pensiero di Mondolfo, una serie di brevi interviste con Giacomo Marramao, Luciano Pellicani, Giuseppe Tamburrano e lo psichiatra Massimo Fagioli (il contributo delle cui teorie al tema del libro resta franca¬mente misterioso).

Giovanni Scirocco