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Saint Gobain. Un secolo di industria, lavoro e società a Pisa (1889-1983)

Renato Bacconi
Pisa, Bfs, 336 pp., € 22,00

Anno di pubblicazione: 2012

La storia del lavoro ha ricevuto negli ultimi anni in Italia una discreta attenzione da parte dei soggetti che hanno avuto un ruolo diretto nel suo svolgimento concreto, in pri¬mo luogo i sindacati e le aziende. Ciò ha dato luogo a vari studi di qualità e impostazioni diverse (dai volumi editi dalla Cgil in occasione del suo centenario, al recente e bel lavoro di Roberta Garruccio promosso dalla Fondazione Pirelli, recensito in altra parte di questo fascicolo), ma che testimoniano una vitalità non dimostrata dal mondo accademico. Mol¬te sono state anche le ricostruzioni storiche redatte dai singoli protagonisti, attraverso un lavoro di rielaborazione in chiave storica di eventi e ambienti vissuti in prima persona: tra gli esempi più alti, i volumi sulle vicende del polo industriale di Porto Marghera scritti da Cesco Chinello, ma anche iniziative singolari come quella del sito web dedicato a Mira- fiori (www.mirafiori-accordielotte.org), creato da un gruppo di ex sindacalisti torinesi ed estremamente ricco di materiali.
In questo filone si inserisce anche questo libro sullo stabilimento pisano della mul-tinazionale francese del vetro Saint Gobain, stampato dalla casa editrice della Biblioteca Franco Serantini. L’a., sindacalista proveniente dal mondo del lavoro, è stato segretario generale della Cgil di Pisa in occasione della firma di un importante accordo di ristruttu¬razione del 1983, concluso «in disaccordo coi compagni del C[onsiglio] d[i] F[abbrica]» (p. 322). Tuttavia, Bacconi non si limita al racconto di questa esperienza, ma prova a fare qualcosa di più, pur avvertendo il lettore che il risultato «potrebbe far arricciare il naso agli specialisti della ricerca storica» (p. 13). Il libro propone una carrellata nel tempo lungo della storia, attraverso un intreccio non sempre ben riuscito, ma assai stimolante, che si articola tra vicende locali, storia aziendale e aspetti sociali del lavoro.
Si tratta di un’opera, che pur non provenendo da uno storico professionista né rag-giungendo la capacità d’analisi di un Chinello, presenta molti elementi di interesse. E non solo perché la categoria dei vetrai, come segnala Maurizio Antonioli nella prefazione all’opera, è «una delle categorie più complesse e […] più affascinanti del movimento operaio italiano, benché ancora una delle meno conosciute» (p. 7); ma anche perché il volume mette al centro il problema storico del rapporto tra un territorio concreto e deli¬mitato, un centro urbano di modeste dimensioni e ricca tradizione politica, e le strategie di un soggetto economico esterno, una «multinazionale alla francese» che non può essere ricondotta ai modelli canonici dell’imprenditoria locale, con elevati livelli di investimen¬to tecnologico (e quindi il bisogno continuo di modificare l’organizzazione del lavoro), un’ampia disponibilità di capitali (e quindi una discreta capacità di resistenza) e la possibi¬lità di giocare le sue carte su più ambiti geografici (e quindi la continua ricattabilità dello spostamento della produzione). Un problema dalla vicenda secolare, che potrebbe aiutare gli storici di professione a ridiscutere e affinare categorie e strumenti di analisi.

Stefano Gallo