Cerca

Politica, Religione, Risorgimento. L’eredità di Antonio Rosmini in Svizzera

Giuseppe Bonvegna
Milano-Udine, Mimesis, 123 pp., € 15,00

Anno di pubblicazione: 2012

Il libro si colloca nell’atmosfera del rinnovato interesse per il filosofo cattolico Antonio Rosmini (1797-1855), anche determinato dalla sua beatificazione nel 2006 e ulteriormente alimentato dall’attenzione alla questione religiosa del Risorgimento italiano nel contesto del 150° anniversario della fondazione dello Stato nazionale. L’a. ricorda sia alcune tappe della biografia rosminiana, in particolare la pubblicazione delle opere maggiori, sia i punti di contatto del pensatore con gli ambienti religiosi della Svizzera italiana. Segue il percorso rosminiano da Milano a Domodossola, dove nel 1828 viene fondata la nuova congregazione dal nome programmatico di Istituto della Carità. Il lavoro presenta una serie di brevi ritratti di personaggi che accompagnano il cammino del Roveretano, dal conte Giacomo Mellerio, uomo politico lombardo e promotore del pensiero di Rosmini, a Giovanni Battista Loewenbruck, cofondatore dell’istituto a cui risale la scelta per così dire «geopolitica» della prima sede del ramo femminile della nuova congregazione a Locarno in Ticino, fino a Jean-Félix-Onésime Luquet, vescovo di Hesbon, nel 1847 incaricato da Pio IX della missione di pacificazione religiosa della Svizzera.
L’a. s’avvale in particolare dei lavori di studiosi come Fulvio De Giorgi che hanno analizzato l’iter di Rosmini in rapporto con gli ambienti religiosi e politici contemporanei dai quali furono anche influenzate le vicende dell’Istituto sopra citato. Sulle sue orme l’a. ricorda per esempio l’atteggiamento favorevole da parte delle autorità ticinesi nell’accogliere (nel 1832) l’insediamento dell’Istituto femminile della Congregazione. Rosmini e i suoi collaboratori incontrarono nel Ticino un clima politico liberale, anti-asburgico, insieme a un cattolicesimo di stampo riformatore, di cui numerosi rappresentanti divennero loro interlocutori. Il mondo dell’editoria nel Canton Ticino (il caso della tipografia Veladini, presso cui escono tra altre opere anche le Cinque piaghe della Santa Chiesa), come gli organi di stampa (l’esempio della rivista «Cattolico» e della «Gazzetta Ticinese») offrivano a Rosmini punti di incontro ed efficaci piattaforme per far circolare le proprie idee. Il libro fornisce un’impressione del dinamico scenario religioso e culturale nel cantone meridionale della Confederazione elvetica. Molteplici sono nell’opera di Rosmini le ispirazioni provenienti da quei contatti, sia per quanto riguarda le sue idee ecclesiologiche relative alla struttura interna della Chiesa, sia in merito al rapporto tra religione e politica, e tra Chiesa emancipata e Stato moderno. Da apprezzare il tentativo dell’a. di abbozzare una topografia culturale in fermentazione, con ritratti di protagonisti magari di solo modesta notorietà, ma di notevole rilievo nella rete vivace di conoscenze, scambi e influenze reciproche che si era creata nell’area di confine tra Lombardia, Svizzera e Piemonte. Tuttavia si sarebbe desiderata una migliore precisazione del focus della ricerca per sfruttare appieno il ricco materiale di una storia intellettuale tra cosmopolitismo, idea nazionale e riforma religiosa.

Christiane Liermann