Cerca

Essere impresa nel mondo. L’espansione internazionale della Olivetti dalle origini agli anni Sessanta

Adriana Castagnoli
Bologna, il Mulino, 267 pp., € 20,00

Anno di pubblicazione: 2012

Esce un nuovo titolo della «Collana di studi e ricerche dell’Associazione Archivio storico Olivetti» che porta avanti la sua ambizione a trarre spunti per guardare il presente dalla storia Olivetti: in questo caso si tratta della sua strategia multinazionale. Il libro corrisponde a una ricerca svolta dall’a. su una documentazione in gran parte nuova, da cui emergono dettagli più precisi circa la vocazione internazionale dell’azienda di Ivrea, vocazione qui stilizzata in fasi successive.
La prima ne sottolinea la precocità: come è noto, la decisione di Camillo Olivetti di investire all’estero matura già nell’immediato primo dopoguerra e si irrobustisce durante gli anni ’30, in piena grande depressione. L’a. approfondisce questa fase di internazionalizzazione nelle sue diverse direzioni geografiche e modalità, e lo fa soprattutto a partire dal carteggio di Camillo conservato nell’Archivio storico Olivetti, ma anche nei documenti della Banca Commerciale italiana e della Banca d’Italia, che riguardano in particolare il dipanarsi dell’intreccio tra la Underwood Italiana (1930), Comit-SofinditIri, con un coinvolgimento, mancato, dello stesso Camillo Olivetti nel 1935 (pp. 70-76). La seconda riguarda invece il salto di qualità che l’impegno estero Olivetti registra, con Adriano, tra la ricostruzione e l’istituzione del Mec: nel periodo 1946-1958 gli insediamenti produttivi in altri paesi diventano 5, su un totale di 19 sedi estere, mentre «la più importante esperienza […] prende forma nel 1950 […] creando la Olivetti Corporation of America, con sede a New York» (p. 142). L’investimento diretto negli Usa compensa il declino delle esportazioni nei mercati sudamericani, insieme alle nuove attività accese, oltre che in Europa, in Messico e in India. Anche in questa fase c’è un’esplorazione mancata ma interessante: l’ipotesi di una joint venture con il governo israeliano (pp. 168-173), in un paese che si progettava come la «Svizzera del Medioriente», ossia centro di produzione ed esportazione in Asia e Africa, ma che conosceva anche una già avanzata sperimentazione sull’elettronica: è il 1959, e allo stesso anno risale la vicenda dell’acquisizione, qui ricostruita in dettaglio, della Underwood americana da parte della Olivetti di Adriano. La terza fase e ultima parte del volume si concentra infatti sull’ingresso della Olivetti nel settore dell’elettronica, ma soprattutto sulla cessione della divisione elettronica Olivetti alla General Electric Company nel 1964, quattro anni dopo la improvvisa scomparsa di Adriano Olivetti. Le discusse circostanze di questa cessione sono ricostruite dall’a. sulla base di nuovi documenti trovati nell’archivio Ge (Schenectady Museum Archives) e sono valutate criticamente in sede di postfazione.
Le acquisizioni di conoscenza offerte dal libro si accompagnano allo sforzo di incorniciarle, oltre che nella storia del commercio italiano, soprattutto nella letteratura più recente degli international business studies, facendo leva sui diversi strumenti interpretativi di questi stessi studi, specie nell’analisi dell’evoluzione delle motivazioni alla internazionalizzazione.

Roberta Garuccio