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L’illusione della parità. Donne e questione femminile in Giustizia e libertà e nel Partito d’azione

Noemi Crain Merz
Milano, FrancoAngeli, 171 pp., € 23,00

Anno di pubblicazione: 2013

Suggestivo e potente è il messaggio, ancora oggi ricco di pensiero, del femminismo
«antifemminista» o «femminismo integrale» delle donne di Gl e del Partito d’Azione, ma
ancora pochi sono gli studi dedicati a questo capitolo cruciale della storia politica del
’900. Una delle cause di questo silenzio della storia è il carattere anomalo dell’«egualitarismo
antiegalitario» di gielliste e azioniste che si regge appunto su un paradosso: donne
e uomini non sono uguali. Sono animati dalla stessa tensione ideale, ma diversi sono i
sentimenti, le aspirazioni, le dinamiche affettive. Uguali per cultura, diversi per natura. E
non è vera uguaglianza quella che pretende di uniformare la diversità originaria dei due
sessi. Donne si nasce e si resta per tutta la vita. Conquistare la parità, che già esiste nella
condivisione di valori e impegno politico, non sarà mai una causa per cui combattere.
Con la sua attenta analisi del pensiero femminile in Gl e nel Partito d’Azione, Noemi
Crain Merz colma una lacuna storiografica e, attingendo a preziose fonti archivistiche e
bibliografiche, ricostruisce la vicenda umana e politica di Barbara Allason, Marion Rosselli,
Ada Gobetti, Joyce Lussu, protagoniste indiscusse di una straordinaria quanto atipica
esperienza emancipazionista.
Gielliste e azioniste rifiutano la «polemica anti-uomo» del primo femminismo italiano:
contro l’uomo non si combatte perché – nel solco del pensiero di Mazzini e di Croce –
l’uomo «universale» comprende anche le donne. Non c’è contraddizione nel rapporto fra
i sessi, ma un’armonica unità di sentimenti e di intenti. All’inizio degli anni ’20, il salotto
torinese di Barbara Allason è luogo d’incontro di poeti, artisti e letterati. Senza distinzione
di sesso. Fino alla metà del decennio successivo, quel luogo-simbolo dell’interazione fra
donne e uomini è teatro della drammatica transizione del fascismo italiano dalla svolta
autoritaria seguita al delitto Matteotti alla dittatura totalitaria. Il piccolo cenacolo culturale
si trasforma negli anni ’30 in una scuola di antifascismo militante: la battaglia contro
il fascismo diventa l’obiettivo d’azione comune a uomini e donne. Come però nota argutamente
l’autrice, nel movimento come nel partito, quelli che davvero decidono sono
tutti uomini. Dopo la nascita del figlio Paolo e dopo la morte di Piero, barbaramente
pestato dai fascisti, Ada Gobetti sceglie la politica attiva: costruire un mondo di giustizia
e libertà è necessario, costi quel che costi. E inventa un modo nuovo di fare politica, che
parte da sé, dagli affetti, dal dolore. Ma la forza di questa intuizione non basta. Dentro Gl
e nel Partito d’Azione, scriverà amaramente Joyce Lussu, la stanza dove sono rinchiuse le
donne non è mai stata la stanza dei bottoni. A nulla serve sentirsi uguali agli uomini se si
resta escluse dalla storia: come avevano capito le femministe radicali e socialiste, se non si
conquista lottando, soffrendo, reclamando, la parità è solo una chimera.

Fiamma Lussana