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Contro scettici e disfattisti. Gli anni di Ciampi 1992-2006

Umberto Gentiloni Silveri
Roma-Bari, Laterza, 264 pp., € 22,00

Anno di pubblicazione: 2013

Stanno via via crescendo gli studi sull’Italia dagli anni ’80 del XX secolo in poi, benché
il loro limite (obbligato) consista nell’impossibilità di accedere a fonti archivistiche,
data la stretta prossimità del periodo studiato. Al contrario questo lavoro di Gentiloni
Silveri può poggiare sull’archivio privato di Ciampi (in prevalenza i diari), più un gruppo
di interviste condotte dall’a. al presidente emerito. Non si tratta, come si può dedurre
già dal titolo, di una biografia ma di uno studio su Ciampi politico, sulla presidenza del
Consiglio, il Ministero del Tesoro e, ovviamente, la presidenza della Repubblica. Tuttavia,
benché il lavoro di contestualizzazione dello storico sia costante, l’archivio di Ciampi vi è
talmente presente, anche per ampiezza delle citazioni, che al lettore sembra costantemente
di ascoltare la voce dell’ex presidente, quasi fosse una sorta di racconto autobiografico.
Tutti i passaggi politici che portano il governatore di Bankitalia a diventare presidente
del Consiglio, poi ministro, quindi presidente della Repubblica sono ben scanditi.
È immutato, in tutti questi casi, l’atteggiamento di Ciampi che resta quello di un civil
servant, a disposizione, non interessato, o non particolarmente interessato, a ricercare
incarichi, tranne in un caso, come ricorda lo stesso ex presidente, quello di ministro del
Tesoro nel primo governo Prodi: un impegno fondamentale per portare l’Italia nell’euro
fin dall’inizio. Tuttavia, Gentiloni ha ragione a dipingere il ritratto di un personaggio che
non si può definire tecnico, perché, fin dai tempi in cui è governatore, egli possiede una
visione politica dell’Italia e dell’Europa a tutto tondo e una cultura politica ben precisa.
Ciampi quindi politico, anche se piuttosto anomalo, se confrontato con tutti i grandi
paesi democratici. Lì i politici hanno sempre un’investitura popolare attraverso il lavacro
elettorale: con cui Ciampi non si è mai misurato, tranne l’elezione a presidente della Repubblica,
che è tuttavia un lavacro piuttosto indiretto.
Molti sono i punti nuovi del racconto di quegli anni che emergono dal diario di
Ciampi o dai suoi ricordi, e elencarli sarebbe troppo lungo. Mi limito qui alle pagine sul
ruolo esercitato dal presidente della Repubblica nell’evitare, nel 2003, l’ingresso dell’Italia
nella guerra contro l’Iraq. Si sapeva già del peso esercitato dal presidente in questo
frangente, ma ora emerge un suo ruolo essenziale; ultimo atto di rottura con il governo
Berlusconi, dopo una serie di scontri con il presidente del Consiglio che, a partire dalle
Torri Gemelle, aveva di fatto estromesso Ciampi dalla politica estera.
Restano invece nell’ombra altri passaggi e altri momenti, sia della presidenza del
Consiglio che di quella della Repubblica, soprattutto nella parte finale del mandato, su
cui Ciampi avrebbe forse potuto dirci di più. Ma nei percorsi autobiografici è sempre così,
né si poteva richiedere, data la fiducia con la quale l’ex presidente ha concesso all’a. del libro
le proprie carte, che questi adottasse uno sguardo eccessivamente critico nei confronti
del proprio oggetto di studio, che qui emerge nelle sue molte luci, lasciando a qualcun
altro in futuro di dipingerne le ombre.

Marco Gervasoni