Cerca

Cancellare un popolo. Immagini e documenti del genocidio armeno

Benedetta Guerzoni
Milano, Mimesis, 417 pp., € 28,00

Anno di pubblicazione: 2013

Una delle prime e più importanti fonti documentarie degli orrori della deportazione
e dei massacri degli armeni da parte dell’Impero ottomano nel corso della prima guerra
mondiale furono le fotografie scattate di nascosto da Armin Wegner, ufficiale medico del
corpo sanitario tedesco, aggregato alla sesta armata dell’esercito ottomano.
Questo libro inserisce la vicenda di Wegner e delle circa duecento foto da lui scattate tra
il novembre 1915 e l’autunno 1916 nei campi profughi e nelle strade dell’Asia Minore e della
Mesopotamia, in un quadro molto più ampio, riprendendo al tempo stesso il tema dell’uso
della fotografia come fonte storica e di come essa sia stata capace di gettare luce (ma anche
ombre e manipolazioni) sulla conoscenza del genocidio armeno. Un volume ricco e documentato,
articolato e problematico, che investe l’intera questione delle fotografie di violenza
nel ventesimo secolo e di quelle relative ai genocidi e alle guerre in particolare. Su questo
tema le osservazioni metodologiche e le riflessioni documentarie, sulla scorta della produzione
teorica più vasta e aggiornata, costituiscono già di per sé un risultato significativo.
All’interno di un contesto storico ricostruito con precisione, Guerzoni analizza le
immagini apparse sulla stampa occidentale fin dall’ultimo scorcio del XIX secolo – vignette,
disegni o foto – come l’immaginario collettivo prevalente all’inizio della guerra
mondiale, quando la nuova violenza dei Giovani Turchi, la loro deriva nazionalista e il
loro ruolo nelle guerre balcaniche costituirono l’antefatto del genocidio. Le immagini
superstiti – pochissime, malgrado ne esistesse una certa quantità, e scattate nonostante il
divieto ufficiale da diplomatici e missionari americani e militari e diplomatici tedeschi –
sono inserite in un’analisi della propaganda «visiva» durante la guerra.
Accanto a quelle di Wegner, di cui viene raccontato in dettaglio l’attività compiuta
nel dopoguerra per cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica tedesca sui massacri degli
armeni, le foto più numerose sono quelle del console americano di Harput, Leslie Davis,
che le concepì come appendice esplicativa del lungo rapporto che stava scrivendo sugli avvenimenti,
reso noto solo nel 1920. Altre foto importanti sono quelle pubblicate a Tiflis dal
Consiglio Nazionale Armeno nel 1917 e quelle che risalgono con ogni probabilità a fonti
russe.
L’analisi delle immagini del dopoguerra e soprattutto di quelle legate alle campagne
umanitarie alla fine del conflitto, prime fra tutte la Near East Relief oltre al lavoro svolto
dalla Croce Rossa, costituisce forse la parte più originale e assolutamente nuova di questo
lavoro. A essa si aggiungono lo studio di alcuni film prodotti a ridosso della guerra e la
ricostruzione del percorso della memoria del genocidio che trovò impulso proprio nelle
immagini e nelle fotografie. Queste crearono un impatto emotivo e uno sforzo conoscitivo
che permisero, a partire dagli anni ’70, di riportare l’attenzione dell’opinione pubblica
mondiale su questo genocidio a lungo rimosso, ma anche intenzionalmente negato dalla
politica del governo turco, che a sua volta produsse le proprie immagini.

Marcello Flores