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Il Corno d’Africa. Eritrea, Etiopia, Somalia

Matteo Guglielmo
Bologna, il Mulino, 192 pp., € 13,00

Anno di pubblicazione: 2013

La traiettoria dello Stato postcoloniale nel Corno d’Africa è stata caratterizzata da
una serie di guerre tra Stati in una regione che per questo motivo presenta un carattere di
eccezionalità rispetto a un panorama continentale dove più spesso le guerre hanno avuto
una dimensione interna agli Stati. «Conflitto e confine» (p. 155) sono due categorie
intorno alle quali è andato prendendo corpo quel processo di regionalizzazione del conflitto
combattuto a più livelli tra attori globali, regionali e locali. In un quadro d’insieme
che guarda al piccolo Corno d’Africa, lasciando sullo sfondo il più grande Corno dove
insieme a Eritrea, Etiopia e Somalia stanno anche il Kenya e il Sudan (dal 2011 Sudan
e Sud Sudan), il volume si concentra su una lettura che interroga il contesto regionale
dall’angolo visuale privilegiato della Somalia. Il collasso della Repubblica somala nel 1991
e la progressiva scomposizione del suo spazio attraverso una conflittualità, che a partire
dalle differenti fazioni in lotta per il controllo di Mogadiscio ha prodotto nel tempo una
moltiplicazione delle Somalie con la nascita o rinascita del Somaliland e del Puntland, si
intrecciano con le differenti logiche del conflitto eritreo-etiopico.
Attraverso gli strumenti analitici della scienza politica e della storia delle relazioni
internazionali, la «rivoluzione degli anni Novanta» e la «guerra al terrore» degli anni 2000
sono collocati in una più lunga prospettiva storica. La premessa relativa alla liquidazione
del sistema coloniale italiano nel secondo dopoguerra e alla nascita di un nuovo ciclo
statuale aiuta l’a. ad analizzare la conflittualità odierna e i suoi attori prima di tutto e in
modo apprezzabile come il portato di una storia somala, eritrea ed etiopica «non finalizzata
a un forzato collocamento in un’agenda globale» (p. 122).
Nel Sud del paese è specialmente l’Islam a costituire secondo diverse declinazioni
politiche il filo rosso per comprendere le dinamiche di riorganizzazione e riaggregazione
istituzionale e sociale lungo una parabola di progressiva radicalizzazione. Se in una
prima fase il movimento dell’Unione delle Corti Islamiche riuscì a sfuggire l’etichetta
dell’estremismo per accreditarsi come «nuovo collante nazionale» (p. 128), in un secondo
momento prevalsero spinte ben più radicali ispirate a un rigorismo militante combinato a
«un’anima più specificatamente populista» (p. 145). Movimenti islamisti come quello di
al-Shabaab testimoniano per un verso lo sviluppo di un riformismo islamico dal carattere
«interclanico» (p. 149) e per l’altro una processualità comune ad altri contesti che rivela
un percorso di progressiva mediorientalizzazione del contesto somalo nel rapporto tra
dinamiche locali e internazionali.
Il volume nel complesso ha il sicuro pregio di analizzare con grande puntualità e una
non comune ricchezza di dati e fonti il corso della statualità nel Corno d’Africa durante
gli ultimi due decenni, con il limite però di penalizzare a tratti la concettualizzazione degli
argomenti in favore della ricostruzione fattuale.

Antonio M. Morone