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Nilde Iotti. Una storia politica femminile

Luisa Lama
Roma, Donzelli, 264 pp., € 30,00

Anno di pubblicazione: 2013

Colpisce, in questa ricostruzione della vita e della carriera di Nilde Iotti, la singolare
sintonia tra la piccola storia individuale e la grande storia, quella della Repubblica. Figlia
di un ferroviere licenziato per antifascismo, ottiene perché orfana di padre una borsa di
studio che le consente di studiare e laurearsi alla Cattolica. Il 1943 la vede insegnante
di Lettere in un istituto tecnico, ma è anche l’anno in cui maturano l’impegno politico
e l’interesse verso i comunisti. La sua estrazione popolare, la fede religiosa e il profilo
intellettuale giocano a suo favore, coincidendo con l’idealtipo di militante immaginato
dal Pci per l’aggancio delle masse femminili. La sua prima militanza si svolge infatti tutta
sul versante femminile: Gdd e Udi di Reggio Emilia, collaborazione a «Noi donne».
Lama narra con cura le attività svolte nel capoluogo reggiano, le vicende che la portano
alla Costituente nel 1946 e il lavoro nella Commissione dei 75. Fino a questo punto
il percorso di Iotti ricalca quello di molte militanti della sua generazione: praticare la
politica negli ambiti in cui le donne hanno esperienza, quelli legati al ruolo di cura, alla
maternità e alla formazione, che sono poi quelli che gli uomini concedono loro. Tuttavia
non si tratta di una presenza acquiescente. La relazione con Togliatti, cui l’a. dedica
un corposo capitolo, dimostra come la sua generazione sia già consapevole dell’intreccio
inestricabile tra il piano personale e quello politico. La dialettica fra la sfera privata e la
sfera pubblica caratterizza infatti le politiche per l’emancipazione portate avanti da Iotti
come dirigente nazionale dell’Udi e poi come responsabile della Commissione femminile
del Pci: nel 1954 scrive che l’emancipazione deve riguardare anche «i nostri rapporti
personali e sentimentali creando […] una mentalità più progredita e civile» (p. 157).
Da qui il suo impegno per battaglie difficili come quella per la pensione alle casalinghe,
riconoscimento del valore sociale del lavoro domestico. Lama sottolinea, e a più riprese,
come tratto specifico di Iotti, la sua apertura verso le cattoliche. Anche in questo caso Iotti
non adotta una strategia, ma applica la sua esperienza personale e una pratica politica: la
«moderata» Iotti è infatti ben consapevole della convergenza effettiva delle donne dei due
schieramenti su diversi temi e crede che per realizzare i progetti sia necessario «trovare
convergenze e soluzioni nell’interesse di tutte le donne» (p. 162). Un metodo, questo, che
non cancella le differenze, come testimonia il suo costante sostegno al divorzio. La morte
di Togliatti è «il dolore» della sua vita, ma le regala finalmente – una volta concluso un
rapporto da molti ritenuto «irregolare» – una tranquilla progressione politica, la cui descrizione
giunge fino alla morte della Iotti. L’opera, punteggiata di qualche sottolineatura
enfatica di troppo, costituisce un tassello significativo dell’auspicata genealogia di donne
protagoniste in politica e sensibili all’esercizio del potere nella sfera pubblica, ma forse
proprio per questo avrebbe giovato un aggancio più puntuale alla riflessione sulla storia
politica delle donne.

Tiziana Noce