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Le energie degli italiani. Due secoli di storia

Paolo Malanima
Bologna, il Mulino, 163 pp., € 16,00

Anno di pubblicazione: 2013

Il libro intende «ricostruire la crescita moderna dell’Italia negli ultimi due secoli dalla
particolare prospettiva dei consumi di energia e delle relazioni fra energia e produzione
di beni e servizi» (p. VII). È un tema centrale per la comprensione dei tempi e dei modi
dell’industrializzazione italiana che tuttavia non ha ricevuto finora l’attenzione che merita.
Il volume offre quindi un contributo di dati e di analisi particolarmente rilevante.
In Italia come altrove la Rivoluzione industriale si accompagna a una transizione energetica
che si traduce in un aumento esponenziale del consumo pro capite di energia reso
possibile dal ricorso sempre più massiccio a fonti di energia minerale come carbone, petrolio
e gas naturale in sostituzione delle fonti «organiche» tradizionali: acqua, vento, legna e forza
muscolare umana e animale. Dall’Unità ad oggi, il consumo procapite di energia in Italia si è
infatti moltiplicato per 8-9 volte, con un’evidente accelerazione dopo il 1950 in coincidenza
con i due decenni del miracolo economico. Il rallentamento della crescita dei consumi dopo
il 1973 non corrisponde però solo a un rallentamento della crescita complessiva ma anche
a quella che si potrebbe definire una ulteriore transizione energetica, che inaugura l’avvento
di un’economia post-industriale, meno affamata di energia.
Nel caso italiano tuttavia la transizione energetica ha avuto tratti peculiari, dovuti sia
alle caratteristiche geologiche e orografiche del territorio italiano, sia a scelte politiche ed
economiche. Il dato fondamentale è quello della povertà dell’Italia per quanto riguarda
la dotazione di fonti moderne di energia. Carbone, petrolio e gas sono infatti presenti
in modestissimi quantitativi. Una scarsità non compensata dalla relativa abbondanza di
energia idroelettrica. Questa penuria di fonti energetiche – e il conseguente alto costo
dell’energia – è stata uno dei fattori che spiegano il ritardo dell’industrializzazione italiana
rispetto ai concorrenti europei meglio dotati. Come ricorda Malanima, riprendendo
un’osservazione di Francesco Saverio Nitti, «la geografia della prima industrializzazione
europea è, nella sostanza, la geografia del carbone» (p. 48).
Ma l’aspetto più interessante è che questa scarsità non incide solo sui tempi ma
anche sui modi, incanalando l’industrializzazione italiana verso quelle «attività economiche
che facevano minor uso delle fonti moderne. Il carattere leggero dell’industria italiana
[corsivo dell’a.] è una conseguenza importante della particolare struttura del sistema energetico
» (p. 114) del nostro paese. Una scelta che, seppur in parte obbligata e non priva
di conseguenze negative (come la debolezza della grande industria e una minore capacità
di innovazione tecnologica), ha anche aspetti indubbiamente positivi, quali il minore
impatto ambientale.
In queste pagine è dunque delineata l’originalità di un percorso storico, quello della
modernizzazione italiana, che non può essere semplicemente descritto in termini di ostacoli
e ritardi. Il volume è arricchito in appendice da un database sull’andamento e la struttura ei
consumi energetici italiani nonché sulle importazioni energetiche fra il 1800 e il 2010.

Vittorio Beonio Brocchieri