Cerca

Cittadinanze postcoloniali. Appartenenze, razza e razzismo in Europa e in Italia

Miguel Mellino
Roma, Carocci, 136 pp., € 15,00

Anno di pubblicazione: 2013

ritenere inestricabile l’intreccio fondativo fra capitalismo e colonialismo, l’a. propone
una riflessione sul capitalismo neo-liberale dell’ultimo ventennio a partire da una lettura
materialista del «significante» postcoloniale. Da qui egli pone l’attenzione ai rapporti fra
cittadinanza, migrazioni e capitalismo nell’Europa e nell’Italia del XXI secolo enfatizzandone
nel secondo capitolo le radici iscritte nelle dinamiche storiche (coloniali) di più
lungo corso e le recenti teorie che affrontano tale discorso. Parallelamente, introducendo
la nozione di «razzializzazione» come chiave di lettura dei processi postmigratori, da un
lato, e applicando dall’altro la tesi della cristallizzazione di «Auschwitz» come dispositivo
di autoassoluzione del discorso politico europeo sul razzismo, come secondo binario
espositivo l’a. intende «deprovincializzare» l’Italia. Come? Attingendo dalla recente storiografia,
suggerisce, cioè, una strategia discorsiva finalizzata a una migliore messa a fuoco
dei rapporti d’interpenetrazione storica fra l’espansione globale del capitalismo coloniale
imperiale moderno e la storia economica e culturale dell’Italia contemporanea. In questo
quadro la nozione di «cittadinanza postcoloniale» assume quindi una duplice valenza: da
una parte essa mette in luce la disomogeneità dello spazio giuridico europeo, «qualcosa
di molto simile alla distinzione coloniale tra cittadino e suddito» (p. 18). Dall’altra parte,
insiste l’a., le cittadinanze postcoloniali sembrano sancire il superamento del concetto di
Stato-nazione.
A introdurre questo articolato e ben documentato ragionamento, un primo capitolo
in cui l’a. passa in rassegna la nascita e lo sviluppo dei cultural studies britannici dalle
origini nella critica letteraria di Hoggart e Williams alla rivoluzione «antiumanistica» di
Stuart Hall e del Birmingham project passando per la recezione selettiva nel discorso postcoloniale
delle categorie gramsciane. La scelta di interpellare gli studi culturali britannici
come griglia interpretativa risiede nel fatto che essi rappresentano il sintomo intellettuale
– l’emergere di una condizione postcoloniale – del processo di disarticolazione e
frammentazione che ha investito il processo di accumulazione capitalistica negli ultimi
trent’anni.
Il volume di Mellino si inserisce a pieno titolo nella odierna temperie storiografica
sul colonialismo italiano e nella vivace affermazione dei postcolonial studies italiani sottolineando
come, nonostante la definitiva sconfitta politica e delegittimazione scientifica
dell’idea di razza avvenuta con la tragedia della seconda guerra mondiale, ne siano ancora
riscontrabili gli effetti simbolici e materiali.

Marzia Maccaferri