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La vetrina infranta. La violenza politica a Bologna negli anni del terrorismo rosso, 1974-1979

Luca Pastore
introduzione di Mirco Dondi, Bologna, Pendragon, 396 pp., € 20,00

Anno di pubblicazione: 2013

Bologna occupa un posto di primo piano nella storia degli anni ’70 e della violenza
politica, soprattutto come vittima dello stragismo, dall’attentato al treno Italicus a quello
devastante alla stazione ferroviaria il 2 agosto del 1980. È presente in maniera rilevante
anche per altri momenti forti della storia di quel decennio, in particolare legati al cosiddetto
movimento del ’77: dal ruolo politico e culturale delle radio libere, vedi Radio
Alice, al convegno contro la repressione organizzato da Lotta Continua nel settembre
dello stesso anno, all’uccisione di Francesco Lorusso da parte delle forze dell’ordine pochi
mesi prima, seguita da una violentissima guerriglia urbana alla quale il ministro degli
Interni Cossiga aveva risposto con l’invio dei mezzi corazzati, che stazionarono nel centro
di quella che il Pci considerava la città-vetrina con la quale dimostrare la propria capacità
di governare.
È in questo contesto che si muove il libro di Luca Pastore, ricercatore dell’Istituto
Parri Emilia-Romagna, già autore di studi sull’ambito bolognese tra fascismo e dopoguerra,
che si concentra qui sul quinquennio che va dal 1974 al 1979. Cinque anni duri
e fitti di eventi e conflittualità, aperti dall’attentato ad Argelato che causò la morte del
brigadiere Lombardini e si chiusero con l’attacco armato all’Associazione della Stampa
dell’Emilia Romagna, da cui l’incendio nel quale rimase uccisa Graziella Fava, collaboratrice
domestica di cinquant’anni che assisteva un’anziana in un appartamento vicino.
Cinque anni che sul piano del terrorismo rosso a livello nazionale corrispondevano all’entrata
in scena delle Br con il sequestro del magistrato Sossi e si chiudevano con le stesse Br
che assassinarono Rossa, militante della Cgil e del Pci, segnando una frattura definitiva
con il movimento operaio.
Pastore ricostruisce con attenzione come la stampa raccontò e discusse queste vicende
e per farlo si serve in prima istanza dei materiali dei principali quotidiani – da «Il
Resto del Carlino» a «l’Unità», passando per «Il Secolo d’Italia», «Lotta Continua», «La
Repubblica» e altri – ai quali affianca le pubblicazioni della stampa della sinistra extraparlamentare,
per arrivare al materiale grigio. Il volume è poi arricchito da cinque interviste
di Claudio Santini (al capo di Prima Linea a Bologna, Maurice Bignami; all’allora vertice
della sezione antiterrorismo dei Carabinieri, Nevio Monaco; al dirigente del Pci Mauro
Zani; ai parenti di Graziella Fava), e da una ricca cronologia che ricompone la fitta trama
della violenza politica a Bologna tra il ’74 e il ’79.
Il risultato è un puntuale e dettagliato resoconto, che restituisce di Bologna l’immagine
di una città attraversata da una violenza politica e da pratiche di guerriglia urbana
quasi quotidiana, con la stampa e i giornalisti sempre più presi a bersaglio, offrendo un
caso di studio utile per comprendere gli anni ’70. Tra i promotori di questo volume vi
sono l’Ordine dei giornalisti e l’Associazione della stampa dell’Emilia Romagna e la Fondazione
dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna.

Emmanuel Betta