Cerca

Abril. Da Perón a Videla: un editore italiano a Buenos Aires

Eugenia Scarzanella
Roma, Nova Delphi, 228 pp., € 14,00

Anno di pubblicazione: 2013

La storia dell’imprenditoria italiana a Buenos Aires si è basata, sin dai suoi esordi
negli anni finali del XIX secolo, su un intreccio di relazioni etniche e amicali che hanno
consentito ai nostri spesso lungimiranti connazionali di costruire dei sistemi economici,
sovente poi cresciuti esponenzialmente, sulle verdi praterie dei mercati ultramarini. Anche
l’editoria non fu esente da questo processo, affiancandosi ai ben noti rapporti commerciali
e industriali che Italia e Argentina già intrattenevano. Il viaggio entusiasmante che
Eugenia Scarzanella propone nel suo testo è quello di Abril, nota casa editrice argentina
nata alla fine del 1941 dietro l’impulso di Cesare Civita, imprenditore italiano giunto a
Buenos Aires in seguito delle leggi razziali.
Un ambiente che inizialmente accoglie immigrati italiani in seno all’antifascismo
e successivamente all’antiperonismo, spesso di origine ebraica, e che inizia a proporre
prodotti editoriali sulla scia della crescente alfabetizzazione e urbanizzazione delle masse
argentine con fotoromanzi, fumetti e romanzetti che costituivano veri e propri strumenti
di integrazione culturale. La crescita della casa editrice fu significativa a partire dal secondo
dopoguerra, grazie anche all’importazione di molti prodotti dall’Italia. All’inizio degli
anni ’50 si affacciano poi sul panorama nazionale riviste che al tradizionale fotoromanzo
affiancano rubriche con consigli amorosi e di vestiario, proponendo un vero e proprio stile
rivolto alla donna moderna e raffinata. Solo negli anni ’70 comincia la pubblicazione di
prodotti innovativi, riviste come «Panorama», «Siete Días» o «Semana Gráfica» che, grazie
alle licenze di editori nordamericani ed europei, coprivano eventi su scala mondiale. Era
il mondo dei rotocalchi e dell’attualità. L’autrice mette ben in luce come Abril fu in grado
di cavalcare le nuove tendenze di pensiero come il femminismo, pur essendo soggetta
alle censure delle varie dittature militari argentine, grazie a collaboratori di rilievo come
Oriana Fallaci, Gino Germani, Indro Montanelli, Maria Elena Walsh.
Come ogni attività economica anche la casa editrice non fu esente dalle pressioni
delle diverse giunte militari che si succedettero al potere dopo la morte di Perón. Minacce
e attentati si susseguirono sino all’abbandono di Civita, dopo 40 anni di lavoro, nel 1977.
Ma le connessioni tra imprese e potere politico, sempre altalenanti nella storia argentina,
hanno trovato il modo, in taluni frangenti, di favorire anche Abril: nel 1972 si avviano
attività industriali a fianco di quelle editoriali. L’intreccio di italianità sembra diventare
più marcato quando Rizzoli diventa partner di Editorial Abril. Qui l’autrice propone un
interessante excursus, a conclusione del testo, in cui esamina i rapporti intercorsi tra la
P2, Gelli e Valori e il ruolo dell’informazione in Argentina, vincolato al ritorno di Perón.
Appare qui più che mai chiaro, e sarebbe stato altrettanto interessante capire questi passaggi
dal primo peronismo all’ultima dittatura militare, il ruolo della politica sul «quarto
potere» come strumento di mediazione e di controllo tra istituzioni e masse.

Veronica Ronchi