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Il cerchio della politica. Notabili, attivisti e deputati a Torino tra ’800 e ’900

Davide Tabor
Torino, Zamorani, 286 pp., € 32,00

Anno di pubblicazione: 2013

Centro/periferia, nazionale/locale, alto/basso sono gli assi interpretativi che fanno da
filo conduttore all’indagine, rispetto ai quali Tabor mette subito in chiaro il suo obiettivo:
allontanarsi dalla «tendenza diffusionista» che ha privilegiato il rapporto gerarchico del
nazionale sul locale per ripensare le valenze di tali categorie dando voce a contesti, spazi,
luoghi, individui indagati su scala territoriale nelle loro relazioni di interscambio. Lo fa,
sul piano della problematizzazione storiografica, prendendo le mosse dalle suggestioni offerte
dal dibattito internazionale maturato tra gli anni ’70 e ’80 del ’900, con predilezione
per i testi cult di taglio storico, sociologico e antropologico (Mosse, Gellner, Anderson,
Hobsbawm, Elias).
Il luogo di riferimento è la città di Torino negli anni a cavallo tra ’800 e ’900, nel periodo
in cui l’ex capitale conosce un trend demografico in espansione soprattutto nell’area
della periferia urbana industriale.
I protagonisti sono numerosi e diversificati dal punto di vista della collocazione
politica, sociale ed economica. Attraverso una ricostruzione che tiene insieme orizzonte
locale e quadro nazionale (come è richiamato in più occasioni), l’a. segue, con una narrazione
che in alcuni passaggi risulta eccessivamente analitica, «la continua composizione e
ricomposizione delle reti» (p. 138) dei notabili liberali e socialisti (tra cui spiccano rispettivamente
Edoardo Daneo e Oddino Morgari), ripercorrendone il ruolo di mediazione
a più livelli (dal quartiere, alla città, alla nazione) e indagando sulle pratiche del proselitismo
e della propaganda nei confronti di una composita realtà sociale, da cui partono
iniziative che fanno da input ai processi decisionali. Egli si spinge, infatti, fino a «scovare»
tra le fonti – è questo l’aspetto più originale della ricerca – ruolo e funzioni di attivisti di
quartiere e di associazioni territoriali, di operai e di artigiani, di uomini e di donne che
risultano i destinatari di messaggi, simboli e valori nazionali.
L’impianto del volume è articolato in tre sezioni (in totale 12 capitoli a loro volta
divisi in tanti brevi paragrafi) dedicate alle questioni ritenute più significative: le strategie
della comunicazione politica studiate attraverso il «modello» delle feste patriottiche (in
particolare la celebrazione nel 1906 del Bicentenario della battaglia di Torino); il nodo
della «configurazione» dei gruppi notabilari e delle loro costellazioni relazionali; il tema
della «circolarità» tra alta e bassa politica, analizzato soprattutto alla luce delle vicende
elettorali (amministrative e politiche).
Nel complesso, il lavoro consente di trovare conferme ai modelli interpretativi della
storia nazionale, con l’interessante sguardo proiettato sulle relazioni sociali dal basso. In
questa direzione sarebbe stata opportuna una maggiore comparazione con ricerche di
storia socio-politica pubblicate di recente nel panorama degli studi nazionale ed internazionale.

Daria De Donno