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Governo locale e autonomie. Alcune vicende amministrative e patriottiche nel Bellunese dall’Ottocento al periodo fascista

Ferruccio Vendramini
Verona, Cierre edizioni, 336 pp., € 14,00

Anno di pubblicazione: 2013

Il volume è un omaggio a Ferruccio Vendramini per i suoi 80 anni, e segue quello del
2003 per i suoi 70 anni, Fascismo antifascismo resistenza: studi e ricerche di storia bellunese,
edito dall’Istituto Storico bellunese della Resistenza e dell’età contemporanea (Isbrec) diretto
dall’a. per vent’anni. Qui sono raccolti nove saggi inediti scritti per «alcune riviste venete»
che, come riportato in copertina, riguardano il tema «del governo locale e delle autonomie
amministrative a Belluno e in altri Comuni della Provincia», una «piccola storia» che non
si coltiva però nell’orto asfittico del localismo (p. 11) come dimostrano sia le ricerche, sia
la presenza dell’a. alla testa della rivista dell’Isbrec «Protagonisti», da lui fondata nel 1980,
e di «Venetica». L’a. è un esempio dell’intellettuale gramsciano organico, in questo caso al
territorio, come dimostra la Tabula gratulatoria che ospita una lunga schiera di storici, intellettuali
e istituzioni locali soprattutto, ma non solo, del Veneto e del Nord-est.
Nel volume l’a., guarda alle grandi vicende dell’Italia, dal periodo napoleonico al
fascismo, attraverso episodi di storia locale che ricostruisce con una minuziosa lettura di
documenti di archivi storici locali. Come ha scritto nel 2007 Lidia Piccioni a commento
di un’opera di Vendramini del 2007, Belluno nel Novecento. Antonio e Flavio Dalle Mule
tra socialismo, azionismo e socialdemocrazia, la sua ricerca si basa su un «robusto impianto
documentario», dove citazioni e note costituiscono una miniera «di indicazioni per chi
voglia, da qui, ripartire per ulteriori ricerche», ma anche una «debolezza» di cui lo stesso
a. chiedeva a suo tempo «venia».
Il primo saggio I “contadini” bellunesi e la rivolta del marzo 1800, Un nuovo documento,
narra della nuova legalità delle plebi bellunesi imposta ai proprietari anche se solo
per l’espace d’un matin, approfittando della «meteora Napoleone» (p. 43). Le attese e i
problemi originati dall’autonomia nell’Unità d’Italia vengono descritti in Cosa si pensava
delle autonomie locali nel 1869 in provincia di Belluno, dove l’a. segue localmente la nota
ricerca di Raffaele Romanelli su Il comando impossibile.
Sono interessanti due saggi sui tentativi, falliti e non, del capoluogo di inglobare i
comuni vicini più piccoli: Quella volta che Castion da Comune divenne frazione di Belluno
(1818-19) e i tentativi per riprendere la piena autonomia e Belluno cerca di espandersi a spese
dei Comuni viciniori (1926-29), dove i documenti per la fusione servono a ricostruire la
situazione delle comunità locali alla luce della crisi economico-sociale dei territori montani
con, sullo sfondo, le diverse prospettive dell’orgoglio dell’autonomia. In forma analoga,
in Dai commissari prefettizi al primo podestà di Belluno, Antonio Dal Fabbro (1922-1927),
l’a., ancora attraverso i bilanci, descrive modalità e conseguenze del programma delle
amministrazioni commissariali e di quella fascista diretto a ridurre il disavanzo provocato
dalla precedente giunta rossa diminuendo, in particolare, le spese per scuole, medicine e
assistenza.

Oscar Gaspari