Cerca

La legge del sangue. Pensare e agire da nazisti

Johann Chapoutot
Torino, Einaudi, 463 pp., € 32,00 (ed. or. Paris, Éditions Gallimard, 2014, traduzione di Valeria Zini)

Anno di pubblicazione: 2016

Attraverso un campione di ben 1200 testi e 50 filmati apparsi nel Terzo Reich, Johann Chapoutot intende offrire un quadro quanto più ampio possibile dell’universo ideologico e normativo del nazionalsocialismo fondato su principi razzisti e biologici e ispirato, quindi, tout court, all’etica del sangue. L’a. articola l’analisi del suo vasto corpus di fonti intorno a tre fondamentali imperativi (da cui prendono il titolo le tre parti del libro) che avrebbero ispirato il pensiero e l’azione dei nazisti: «procreare», «combattere», «regnare» (forse più appropriato sarebbe stato usare nella traduzione italiana il termine «dominare»).
Nelle istanze eugenetiche, nella concezione della storia come eterna lotta tra razze e nella convinzione della missione dominatrice della razza germanica, in particolare nello «spazio vitale» a Est, Chapoutot individua i tratti distintivi della Weltanschauung socialdarwinista nazista, che intende ricostruire attraverso l’ampia mole di testi selezionati, indulgendo non di rado a un approccio propriamente descrittivo e partendo dall’assunto, non opportunamente argomentato, che «raramente […] l’adeguazione tra la parola e la cosa sarà stata portata così all’estremo come nel Terzo Reich» (p. 374).
Se, da una parte i moltissimi testi, spesso inediti, raccolti e presentati dall’a., risultano di grande interesse, tuttavia, d’altra parte, per lo più mancano una loro adeguata contestualizzazione e il riferimento ai loro spesso differenti ambiti di destinazione e diffusione, presupponendo un loro carattere forzatamente unitario. Né si dà opportunamente conto, se non con dei vaghi e rapidi accenni nella Conclusione, dei fili che legano il razzismo nazista a una cultura völkisch tedesca a partire dall’800 e a un vastissimo patrimonio «culturale» e scientifico, o meglio pseudoscientifico, europeo e occidentale. Seppure l’a. prenda le distanze da un’ingenua interpretazione intenzionalistica del Terzo Reich, tuttavia egli non offre un’opportuna analisi sistematica del rapporto complesso tra discorsi teorici e realtà di potere nella Germania nazista. Nel mettere in risalto il carattere innovativo del suo studio, l’a. sostiene erroneamente uno scarso interesse storiografico per il discorso teorico del nazionalsocialismo (p. 18), smentito da una amplissima letteratura scientifica, di cui non vi è quasi traccia nella scarna bibliografia. Questa rappresenta in verità, soprattutto (ma non solo) nella parte riguardante gli studi critici, una vera nota dolente del volume: l’a. dà incredibilmente per scontata la conoscenza dei principali riferimenti bibliografici sull’ideologia, l’eugenetica, la politica razziale, le strategie imperialistiche e olocaustiche del nazionalsocialismo, dagli studi classici, come, a titolo esemplificativo, di Mosse, Poliakov, Hilberg, Hans Mommsen, Weindling, alle principali biografie su Hitler e sui gerarchi nazisti. Di non pochi studi critici citati non è riportata l’edizione italiana e la mancanza di un indice dei nomi non rende inoltre agevole un utilizzo critico del testo.

Andrea D’Onofrio