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Il porto di imbarco di Messina. L’ispettorato e i servizi di emigrazione (1904-1929)

Sebastiano Marco Cicciò
Milano, FrancoAngeli, 156 pp., € 21,00

Anno di pubblicazione: 2016

La natura dei flussi commerciali e dei mutamenti strutturali che hanno interessato il porto di Messina nel tempo sono stati ampiamente indagati dalla storiografia. Minore attenzione, però, è stata dedicata alla sua inclusione, nel 1904, tra i porti di imbarco italiani per gli emigranti, e all’installazione dei relativi servizi previsti dalla legge n. 23 del 1901. L’istituzione dell’Ispettorato ha lasciato dietro di sé una consistente serie di dati concernenti i servizi offerti e il personale in esso impiegato, che hanno consentito all’a. di effettuare una ricostruzione puntuale e inedita dei flussi migratori del porto di imbarco di Messina e dei riferimenti legislativi organizzati in maniera sistematica e contenuti in un’Appendice statistica, di certa utilità.
Nel primo capitolo, l’a. ricostruisce i primi otto anni di vita dell’Ispettorato (1901-1908). La resistenza dei principali vettori a includere la città nei propri itinerari, giustificata da una consistenza delle partenze ritenuta non così significativa, non veniva meno nemmeno di fronte all’attivarsi in loco di una rete di assistenza e tutela agli emigranti tutto sommato efficace. Le ridotte ricadute finanziarie e commerciali scaturenti dall’inclusione di Messina tra i porti di imbarco tradivano le grandi aspettative del ceto dirigente locale e degli operatori del settore, che molto si erano battuti per la sua inclusione tra gli scali deputati all’emigrazione.
A seguire, l’a. individua nella cesura determinata dal terremoto del 1908, il ridimensionamento dell’«antica vocazione mercantile e marinara della borghesia locale» (p. 65), sebbene alcuni recenti studi abbiano dimostrato che già sul finire del XIX secolo nella città dello Stretto fosse in atto, seppur con delle eccezioni, il declino dei tradizionali settori commerciali, per effetto delle più complesse congiunture internazionali. Nel secondo capitolo, l’a. svolge dunque la sua analisi a partire dall’arresto forzato degli imbarchi determinato dal cataclisma, per giungere sino alla fine della prima guerra mondiale (1909-1919). In questi anni i flussi si comprimono, così come le attività e il personale dell’Ispettorato, sebbene la guerra conferisca al Commissariato generale dell’emigrazione più incombenze rispetto al passato per il rimpatrio dei connazionali dall’estero.
Nell’ultimo capitolo l’a. esamina gli anni tra il 1919 e il 1929, durante i quali le definitive trasformazioni del tessuto economico cittadino e la riduzione delle partenze si abbinavano all’obsolescenza del porto e dei suoi servizi, pur interessati da cospicui investimenti pubblici di ammodernamento: venendo «a mancare le ragioni per le quali il porto di Messina veniva dichiarato porto d’imbarco per emigranti» (p. 121) l’Ispettorato venne soppresso.
Nel complesso, il volume ha il pregio di proporre una riflessione che tiene conto delle dinamiche più generali, sulla base delle quali l’a., nelle conclusioni, evidenzia la terziarizzazione dell’economia cittadina, sebbene sotto tale profilo sarebbe stato più utile, probabilmente, estendere l’indagine al periodo relativo agli ultimi venti anni dell’800.

Francesca Frisone