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A Oriente sorge il sol dell’avvenire. Gli anarchici italiani e la rivoluzione russa, 1917-1922

Franco Bertolucci
Pisa, Bfs, 119 pp., € 12,00

Anno di pubblicazione: 2017

Questa agile e scorrevole monografia esce nella collana di «Cultura storica» delle edizioni
della Biblioteca Franco Serantini di Pisa. L’a. è da anni uno dei principali animatori
di questo importante centro di documentazione, che ha come scopo principale quello di
conservare e valorizzare la memoria del movimento anarchico e delle «eresie» politiche
di sinistra del XIX e XX secolo. Operatore delle fonti (bibliotecario e archivista) e libero
ricercatore, Bertolucci si segnala nella storiografia sull’anarchismo soprattutto come uno
dei promotori della fertile esperienza della «Rivista storica dell’anarchismo» (1994-2004)
e per il prezioso ruolo di coordinamento editoriale nel fondamentale Dizionario biografico
degli anarchici italiani (2 voll., Pisa, Bfs, 2003-2004). Un giacimento di informazioni,
quest’ultimo, utile all’autore anche in questa monografia.
Il libro si apre con una limpida Introduzione di Santi Fedele, già autore negli anni
’90 di una più strutturata monografia su questi temi (Una breve illusione: gli anarchici
italiani e la Russia sovietica, 1917-1939, Milano, FrancoAngeli, 1996). Fedele coglie le
caratteristiche di fondo del lavoro di Bertolucci: una sintesi puntuale e storiograficamente
informata, che prende occasione dal centenario dell’Ottobre rosso con la volontà di fare
i conti con uno snodo cruciale come quello rappresentato dalla nascita del comunismo
sovietico. Un libro articolato in brevi capitoli, che per capacità di inquadramento storico
e linearità di esposizione si presta anche alla lettura di un pubblico di non specialisti, pur
non rinunciando ad apportare alcune acquisizioni documentarie degne di nota, soprattutto
in virtù dell’approfondita conoscenza che l’a. può vantare dei periodici e numeri unici
anarchici dell’epoca, proprio a partire dalle ricche collezioni della Biblioteca Serantini
(sul patrimonio della quale si veda Luigi Balsamini, Una biblioteca tra storia e memoria: la
Franco Serantini, 1979-2005, Pisa, Bfs, 2006).
La tesi che emerge dal libro, peraltro già nota agli studiosi, sta nella precocità della
critica condotta dagli anarchici nei confronti della Rivoluzione russa, della quale – in
virtù della loro sensibilità libertaria – percepiscono tempestivamente e denunciano (solitamente
prima delle altre componenti della sinistra), i processi di involuzione autoritaria.
A essere stigmatizzato è, in particolare, l’indirizzo accentratore impresso dai bolscevichi
alla Rivoluzione, che viene interpretato come un tradimento dell’approccio consiliare e
«sovietista» che sembrava essere contenuto nella parola d’ordine «tutto il potere ai soviet»;
slogan che nel 1917 aveva accesso d’entusiasmo anche gli anarchici italiani. Ma l’approccio
autonomista e federalista venne ben presto messo da parte, insieme al pluralismo
delle espressioni politiche. Nel 1918 inizia la repressione nei confronti degli anarchici
russi, primo tassello di una gestione spiccatamente autoritaria del potere che riconoscerà
come evento periodizzante (agli occhi dei libertari italiani) la sollevazione di Kronštadt
del marzo 1921.

Carlo De Maria