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Le rotte dell’io. Itinerari individuali e collettivi nelle svolte della storia d’Italia – 2008

Aa.Vv.
Napoli, Scriptaweb, 325 pp., s.i.p.

Anno di pubblicazione: 2008

Si tratta di una raccolta di saggi correlati che condividono il medesimo formato, chiaramente argomentato nell’intervento di apertura di Mario Isnenghi: i momenti drammatici e per molti versi decisivi nel definire l’immagine della nazione italiana e il ruolo dello Stato – la Grande guerra, Caporetto, il fascismo, il secondo conflitto mondiale, la Resistenza – hanno rappresentato svolte nelle rotte dell’io e del noi con drammi personali o collettivi, rotture di sistemi di relazioni e nuovi posizionamenti. Assai note alcune delle figure colte nelle svolte politiche di un periodo tutto sommato assai breve della storia italiana: Croce, Albertini, Nitti, Amendola, Prezzolini, e con loro forze politiche o gruppi di persone legate dalla pratica di una medesima attività professionale o di una comune esperienza, i socialisti o i liberali, i prigionieri del Texas o il gruppo degli storici direttamente o indirettamente legati a Gioacchino Volpe. Certo le rotte dell’io sono ben più frastagliate e movimentate di quanto la pur drammatica successione di avvenimenti che vanno dall’ingresso italiano nella prima guerra mondiale all’età repubblicana suggerisce come, ad esempio, mostrano le biografie di Guido Miglioli (Claudia Baldoli) o di Franco Calamandrei (Alessandro Casellato). Merito di questo formato, capace di leggere un’intera esistenza in un singolo momento di rottura o di svolta, è anche il capovolgimento dei canoni della biografia come genere letterario e storiografico in cui lo sviluppo del personaggio è tutto giocato sulla diade premonizione di grandezza (o di miserabilità, crudeltà ecc.) e inveramento della premonizione. Efficaci i tentativi di rileggere intere esperienze esistenziali e culturali in una singola scelta; la rilettura, ad esempio, di Carducci che fa Luigi Russo (Simon Levis Sullam). Rotture, dunque, riposizionamenti, ma anche i costi di queste svolte, i tentativi di dare unità ex post a lunghi passaggi di vita, e le pratiche e i linguaggi di discolpa, spesso di interi gruppi, così come mostrano le «poetiche del lutto» e le «politiche della memoria» del saggio di Gilda Zazzara. La chiarezza con cui si definiscono in questi passaggi convulsi della storia italiana le diverse generazioni, anagrafiche o legate a esperienze comuni, e come queste giochino nel consolidare relazioni e transizioni e riposizionamenti comuni, è certo un altro elemento di interesse del libro (Eva Cecchinato, Giulia Albanese, Margherita Angelini). Come sempre accade in lavori collettanei vi sono saggi convincenti, ben calibrati e conformi alle finalità della raccolta, altri meno coerenti o comunque senza grandi novità, o, come alcuni dei saggi di questa raccolta, in cui elementi diversi, alcuni noti e altri meno, vengono piegati al formato, rimanendo però, pur in questa estraneità, molto interessanti. Non è azzardato sostenere che in questi articoli, pur parziali, pur legati a un ambito cronologico limitato, si delinea un progetto di rilettura della relazione tra storia generale, cultura ed esperienze personali che potrà dare, quando più maturi, buoni frutti.

Giovanni Montroni