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Marino Raicich intellettuale di frontiera – 2000

AA.VV.
Leo S. Olschki, Firenze

Anno di pubblicazione: 2000

Nato nel 1925 a Fiume, approdato studente alla Normale di Pisa, poi insegnante di liceo, parlamentare, direttore del Gabinetto Vieusseux, docente a contratto solo per breve tempo all’università di Trieste, Raicich non fu un accademico, e meno che mai fu uomo di una sola disciplina, ma ebbe un ruolo importante nel rinnovare gli studi di storia della scuola e dell’educazione. Avviò in prima persona, con taglio fortemente innovativo, studi sulla scuola italiana tra Otto e Novecento e promosse – come direttore del Vieusseux e come semplice studioso – ricerche pionieristiche nel campo della storia della scuola, della cultura e dell’editoria. Questo volume raccoglie i contributi di una giornata di studi organizzata ad un anno dalla sua scomparsa, e l’utilissima bibliografia curata da Monica Galfré (pp. 129-150) dei suoi scritti, tutti molto ricchi, e in buona parte dispersi in sedi di non immediata evidenza per gli storici.
Il corposo saggio di Simonetta Soldani dedicato a L’insistita ricerca di un uomo di scuola coglie pienamente l’intreccio tra esperienza di insegnante, interesse politico e impegno nel progetto di riforma della secondaria e infine attività di studioso. Proprio l’esperienza di politico alle prese con i progetti di riforma del sistema scolastico fornì infatti a Raicich una capacità di guardare anche alla vicenda della scuola ottocentesca con una attenzione ben diversa da quella dei pedagogisti. Il peso della politica, la dimensione larga dei circuiti culturali, la complessità delle reti di contatti che ciascuno dei personaggi e delle situazioni studiate potevano evidenziare sono elementi che hanno caratterizzato in modo determinante il lavoro critico e l’approccio storico e in qualche modo politico del Raicich studioso della scuola toscana, della questione della lingua, delle minoranze linguistiche, dei territori e delle questioni di frontiera. Gabriele Turi, ricostruendo grazie ai carteggi la trama del rapporto spesso non facile che Raicich ebbe con il Gabinetto Vieusseux e con le pesantezze della politica culturale fiorentina, scrive una pagina precisa sui rapporti tra politica, amministrazione e cultura a Firenze in anni non troppo lontani e sui quali converrà riflettere ancora.
Nell’insieme peraltro il volume – come molti atti di convegni – si presenta assai diseguale: ai saggi più densi di Turi e Soldani si affiancano la asciutta testimonianza biografica della moglie Antonietta Pintor, il breve ricordo di Dante Della Terza che si riferisce agli anni della Normale di Pisa, e l’intervento di Luigi Tassinari che mette a fuoco il senso dell’impegno di Raicich nel partito comunista e nella vita politica fiorentina. Infine Giuseppe Talamo mette in rilievo il contributo che Raicich dette negli ultimi anni della sua vita ad una iniziativa ancora oggi in corso (e per la quale si deve proprio a Raicich e a Luisa Montevecchi uno splendido volume sull’inchiesta Scialoja sull’istruzione secondaria italiana): la collana dell’Archivio centrale dello Stato di Fonti per la storia della scuola.

Ilaria Porciani