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Lo sguardo e l’immagine. La fotografia come documento storico – 2003

Adolfo Mignemi
Torino, Bollati Boringhieri, pp. 227, euro 26,00

Anno di pubblicazione: 2003

Il volume propone un’analisi della fotografia come fonte storica, e una riflessione sul suo statuto nella storia. Rilevando la centralità dei mezzi di comunicazione di massa nelle società contemporanee, invita gli storici a superare la tradizionale diffidenza e ingenuità nei confronti della fonte fotografica.
Mignemi utilizza il termine ?evento fotografico? per mostrare come ogni fotografia, piuttosto che riprodurre fedelmente la realtà, costruisca una rappresentazione in cui confluiscono le scelte compositive del fotografo, i limiti imposti dalle apparecchiature, e le modifiche apportate nello sviluppo e nella stampa. La differenziazione tra il momento della produzione e della fruizione aggiunge un importante tassello interpretativo, evidenziando come l’utilizzo della fotografia ne modifichi in molti casi il senso iniziale, attraverso una manipolazione e selezione, e l’attribuzione di nuovi significati. L’autore sottolinea così l’importanza per lo storico di analizzare i linguaggi espressivi utilizzati nelle fotografie e il contesto culturale in cui circolano. In questo senso risulta piuttosto stimolante la proposta di considerare la fotografia come un linguaggio da studiare attraverso le classificazioni delle figure retoriche.
Una delle parti più interessanti del testo è costituita dall’analisi delle fotografie di guerra, la cui importanza per qualunque studioso della storia del ?900 è difficilmente negabile. L’autore conduce il lettore attraverso più di un secolo di storia, soffermandosi in particolare sulle fotografie scattate durante la conquista coloniale italiana. Mostrando il crescente uso propagandistico delle immagini, evidenzia la centralità della fotografia nella costruzione del consenso alla guerra. La continuità esistente tra le immagini ufficiali e le fotografie scattate dai soldati sottolinea in maniera particolarmente efficace la capacità della fotografia di trasformarsi da strumento di rappresentazione in oggetto di organizzazione della realtà, in grado non solo di influenzare l’immaginario e la memoria collettivi, ma di diventare essa stessa evento.
Il volume si conclude con tre importanti capitoli riguardanti il problema dei diritti d’autore, la conservazione dei documenti fotografici, e la situazione degli archivi fotografici italiani.
Uno dei pregi maggiori di questo libro consiste nell’indicare una serie di spunti per la ricerca futura. L’unico limite è forse quello di non avere sviluppato sufficientemente un aspetto importante: più volte l’autore accenna a differenze e somiglianze tra il linguaggio fotografico e quello televisivo, così come tra quello scritto e quello fotografico, ma non ne approfondisce il significato.
Lo sguardo e l’immagine si pone comunque come una guida essenziale per chiunque voglia utilizzare le fotografie come fonti storiche. Non da ultimo, ha il raro pregio di presentare al pubblico italiano un’ampia scelta di testi stranieri, allargando in questo modo il dibattito, ma soprattutto rendendo possibile un’analisi comparata dei linguaggi iconografici utilizzati in diversi paesi e contesti storici.

Elisabetta Bini