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Storia degli imprenditori italiani – 2003

Adriana Castagnoli, Emanuela Scarpellini
Torino, Einaudi, pp. 521, euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2003

C’è bisogno di una storia degli imprenditori italiani? La risposta è decisamente sì. È possibile scrivere oggi una sintesi sugli imprenditori italiani? La risposta è no, o comunque non ancora, almeno a giudicare da questo volume. Il lavoro delle due autrici dimostra che non si può tentare un’interpretazione generale in assenza di nutrite e dense ricerche sull’argomento che non siano medaglioni e biografie d’occasione o su commissione prodotte nell’ultimo secolo (la ricerca più innovativa su questo tema riguarda l’ ?800 e non purtroppo il ?900); dimostra che, su questo terreno, una parte consistente della storiografia economica italiana è ancora troppo legata ad un approccio descrittivo e soprattutto è totalmente insensibile alla metodologia comparatistica; dimostra un’anacronistica impermeabilità di certa storia economica alle suggestioni e alle proposte metodologiche della storia sociale che sono state invece sistematicamente raccolte nell’ultimo ventennio in Francia, in Germania, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, ma anche a una sociologia e a un’antropologia economica in prevalenza anglosassoni accennate qua e là nel testo senza trarne le dovute conseguenze.
Il libro di Castagnoli e Scarpellini è ambizioso, ma nelle sue 521 pagine riesce solo a riproporre l’ennesima storia dell’economia italiana nel ?900 ? di cui tutto sommato non si sentiva proprio il bisogno (anche perché arriva dopo le interessanti sintesi di Amatori-Colli, Petri, Crepax, Federico-Cohen e Bianchi pubblicate negli ultimi tre anni) ?, infarcita di nomi che nella maggior parte dei casi rimangono solo tali. Più che una storia degli imprenditori, questa pubblicata da Einaudi, è un catalogo, non a caso declinato secondo i settori produttivi (agricoltura, industria siderurgica, industria alimentare ecc.) e segue una partizione cronologica che applica rigidamente le scansioni politiche alle vicende economiche. La scelta cronologica è però puramente strumentale, dal momento che la politica viene esclusa sistematicamente e quasi programmaticamente dalle vicende degli imprenditori trattati fino al paradosso di un Silvio Berlusconi che a p. 385 è descritto, in sette righe, come imprenditore edile e dell’editoria, genericamente impegnato ?nell’attività politica negli anni Novanta? [sic]. Ma gli esempi di tal genere sono numerosi e le reticenze quasi inquietanti.
Quello che più colpisce in questa ?storia dell’economia italiana attraverso le figure dei suoi protagonisti? (p. VII) è il fatto che di questi atomi operosi, innovativi, cavalieri senza macchia e senza paura sganciati spesso dal contesto territoriale finiamo per sapere molto poco sulla loro formazione, sulle scelte matrimoniali, sulla loro socialità, sulle culture imprenditoriali di cui sono portatori, sui modelli di riferimento, sui loro network di relazioni, sulle attività filantropiche e nel campo dell’innovazione e della ricerca, ma soprattutto sulla loro azione in politica, sia diretta che come gruppo di interesse che agisce attraverso le associazioni di categoria, e sul contributo, non insignificante, dato alla costruzione di quel sistema di corruzione e clientele che ha portato alla crisi della cosiddetta Prima Repubblica.

Daniela Luigia Caglioti