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La Merica. Bagnone, Toscana ? California, USA. Donne e uomini che vanno e che restano – 2006

Adriana Dadà
Firenze, Morgana Edizioni, 80 pp., euro 12,50

Anno di pubblicazione: 2006

Un assetto agricolo insufficiente alla sopravvivenza ha reso la popolazione di Bagnone, come dell’intera Lunigiana, avvezza alla mobilità e alle sue mutazioni determinate dalle grandi trasformazioni degli ultimi due secoli. Il lavoro agricolo stagionale di fine Settecento ? verso le Maremme toscane, il Bresciano e la Corsica, alternata alla pianura padana ?, viene più tardi abbandonato per il commercio ambulante di libri e maglierie, cui subentra, un secolo dopo, l’imbarco per le Americhe. Salvo qualche significativa eccezione, si spostano soprattutto i maschi, ma l’autrice è attenta alla ridefinizione dei ruoli innescata dalla loro assenza, con la ricaduta, come è noto, di un maggior carico di lavoro sulle donne e anche della loro acquisizione di nuove capacità decisionali. Questo lungo «apprendistato migratorio» culmina nell’emigrazione transoceanica, a New York negli insediamenti californiani come Weed sorti tra le boscaglie attorno all’industria del legname. Vi confluiscono molti bagnonesi, per lo più giovani maschi celibi; le donne sono una sparuta minoranza e però un punto di riferimento insostituibile, in quanto tocca a loro la gestione delle boarding houses, dove gli uomini soli possono ottenere un’ospitalità a poco prezzo fatta anche di familiarità e di «aria di casa». Un’ambientazione così peculiare è stata resa accessibile dal materiale conservato in un archivio familiare, raccolto da tal Giuseppe Barbieri, e depositato nel Museo-Archivio della memoria del Comune di Bagnone. Vi si trovano lettere, cartoline, ecc. e una ricca, inedita, documentazione fotografica, parte integrante di questa ricerca. Tutto quanto, insomma, ha consentito di ricostruire le storie di vita di due bagnonesi, un uomo e una donna, imparentati tra loro, che hanno vissuto negli USA esperienze diverse. Infatti, l’una ha raggiunto il fidanzato nel 1907 a Weed, dove è stata a lungo bordante, ha cresciuto i suoi sette figli e ha terminato lì i suoi giorni ultracentenaria, mentre l’altro, il «custode della memoria», partito l’anno dopo per la stessa destinazione, è dovuto rimpatriare per sempre nel 1921, per motivi non chiariti, forse di natura giudiziaria, serbando una struggente nostalgia sottesa a fitte corrispondenze e una quantità di fotografie dell’albergo dove era stato cameriere negli ultimi anni precedenti il rimpatrio, fatte spedire da San Francisco. La vicenda dell’emigrazione bagnonese in California e la vita della stessa Carmela si discostano da una consuetudine storiografica esclusivamente votata ai contesti urbani, anche se non va dimenticato il precedente della celebre autobiografia di Rosa Cavalleri, pubblicata da Rudolf Vecoli, che trascorse nel Missouri, in condizioni affatto analoghe, i primi anni del suo soggiorno americano. La biografia di Carmela è affidata ad una documentazione fotografica che la ritrae in età diverse e ne attesta l’approdo a un discreto benessere e alla corrispondenza con i parenti italiani, dove il ricordo mai spento delle sofferenze patite si riveste della amara metafora del «pane dalle sette croste».

Andreina De Clementi