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Agostino Giovagnoli (a cura di) – Pacem in terris. Tra azione diplomatica e guerra globale – 2003

Agostino Giovagnoli (a cura di)
Milano, Guerini e Associati, pp. 219, euro 14,50

Anno di pubblicazione: 2003

I saggi contenuti nel volume curato da Agostino Giovagnoli, docente di storia contemporanea all’Università Cattolica, dovuti nella massima parte a studiosi di storia del Cristianesimo in età contemporanea e assai attenti anche alla storia delle relazioni internazionali, analizzano il significato storico dell’enciclica Pacem in terris avendo come punto di riferimento costante la tradizione degli atteggiamenti e delle prese di posizione del Pontificato romano sul problema pace/guerra a partire da Leone XIII, nonché il suo punto di arrivo, cioè le recenti prese di posizione di Giovanni Paolo II di condanna della guerra preventiva americana contro l’Iraq. Si tratta di interventi che propongono in modo agile e sintetico alcuni degli aspetti e delle modalità ritenute più illuminanti di questo percorso, che quasi sempre in studi proposti in altra sede hanno trovato una più ampia delucidazione o che implicitamente rimandano ad ulteriori approfondimenti. Un primo elemento posto a fuoco è quello della caratterizzazione specifica della diplomazia vaticana a partire da Leone XIII e all’interno di questa dello stile diplomatico di Angelo Giuseppe Roncalli prima e durante il suo pontificato. Esso viene sviluppato soprattutto negli interventi di Andrea Riccardi, Giorgio Rumi, e Giovagnoli, nonché in un’interessante testimonianza ?indiretta’ di Giangiacomo Migone intorno ad alcuni significativi ricordi e giudizi di suo padre Battista che negli anni del pontificato roncalliano è stato ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede. Pur nelle sue articolazioni la tradizione dell’azione diplomatica vaticana viene presentata da Rumi come ?una filiera che unisce [i suoi maggiori esponenti] [?] senza troppe soluzioni di continuità e sarebbe assai arduo spezzarla per ragioni ideologiche o di scuola storiografica?. Essa secondo agli autori sembra ottenere risultati di portata assai limitata quando non fallimentari, ma viene anche giudicata come caratterizzata da posizioni sostanzialmente lungimiranti. Da un’analoga prospettiva sono contrassegnati gli altri interventi del volume (fra i quali quelli di Guido Formigoni, Adriano Roccucci, Luciano Tosi) nei quali la sottolineatura degli elementi di una continuità evolutiva in senso positivo prevale, in modo talora eccessivamente apologetico, su quella delle discontinuità, oscillazioni e contraddizioni e dei nodi irrisolti presenti nell’azione dei pontefici di fronte alla pace e alla guerra. Un apporto conoscitivo specifico è proposto nell’intervento di Alberto Melloni. Egli sottolinea le gravi difficoltà incontrate dall’enciclica nella sua ricezione e pone in luce alcuni elementi di notevole interesse relativi ai mutamenti intervenuti nel corso delle sue stesure, qui sottoposte a un primo e generalissimo esame comparativo, rivolte a ridimensionarne drasticamente alcuni importanti elementi innovativi su problematiche di rilevanza sostanziale, come la dignità della donna, la deterrenza nucleare e l’obiezione di coscienza. Questo intervento rimanda però ad ulteriori approfondimenti e più distese analisi necessarie per illuminare adeguatamente la più generale portata di tali varianti.

Luciano Martini