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Alberto Basciani, Antonio D’Alessandri (a cura di) – Balcani 1908. Alle origini di un secolo di conflitti – 2010

Alberto Basciani, Antonio D’Alessandri (a cura di)
Trieste, Beit, 221 pp., € 25,00

Anno di pubblicazione: 2010

Il volume raccoglie tredici contributi di studiosi italiani e stranieri, intervenuti alla giornata di studi organizzata dall’università di Roma Tre e dall’Associazione Italiana di Studi del Sudest Europeo (Aissee) per riflettere, ad un secolo di distanza, sulle dinamiche e gli effetti della crisi del 1908. Merito principale del volume è quello di offrire al lettore italiano uno sguardo d’insieme sulla crisi che, innescata ad Istanbul dalla rivoluzione dei Giovani turchi, attraversò una vasta parte della regione balcanica e gli stati limitrofi, segnando un passaggio importante nel percorso che avrebbe portato allo scoppio della prima guerra mondiale.Dopo un saggio introduttivo e «connettivo» di Francesco Guida, il volume passa in rassegna la ricezione della crisi in diversi contesti. Tre saggi sono dedicati all’Impero ottomano, uno dedicato alle vicende avvenute al «centro» dell’Impero che funsero da detonatore della crisi (Francisco Veiga) e due alle ripercussioni in due sue «periferie» europee, l’Albania (Antonio D’Alessandri) e la Macedonia (Alberto Basciani), mettendo in luce le diverse conseguenze che il medesimo evento produsse in contesti locali tanto diversi. Altri tre saggi sono dedicati all’altro Impero che si contendeva le spoglie della Turchia d’Europa, quello austro-ungarico: da un lato, vengono contestualizzate le scelte del 1908 nella politica di lungo periodo di Vienna (Catherine Horel); dall’altro, ci si occupa del ruolo dell’élite politica ungherese nella crisi (Ignác Romsics) e delle relazioni con il suo rivale regionale all’inizio del secolo, la Serbia (Massimo Bucarelli). Due contributi sono poi dedicati alle reazioni italiane alla crisi, con particolare riguardo all’opinione pubblica (Adriano Roccucci) e alle relazioni diplomatiche con la Romania (Rudolf M. Dinu). Viktor Avdeev si occupa, infine, del terzo Impero che, assieme a quello austro-ungarico e ottomano, rappresentava uno dei protagonisti principali della crisi, ossia l’Impero russo.I saggi del volume, nel complesso convincente, sono di livello diverso. Alcuni sono molto interessanti per il paradigma analitico proposto, come quelli di Francisco Veiga e Catherine Horel; altri, come quello di Vojislav Pavlovi? sulle reazioni alla crisi in Bosnia e Erzegovina, non aggiungono molto alla storiografia consolidata e restano in un ambito prevalentemente descrittivo. In particolare lascia perplessi il saggio di Andrej Pantev, sette pagine senza riferimenti bibliografici sulla crisi e il sistema partitico bulgaro.L’ultimo saggio del volume, di Eric R. Terzuolo, compie un balzo in avanti di un secolo, dando implicitamente il senso al sottotitolo del volume, affrontando i dilemmi della recente e sofferta indipendenza del Kosovo. Segno, questo, che la situazione dei Balcani, ad un secolo di distanza, è lontana dall’aver trovato una soluzione stabile.

Fabio Giomi