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Alberto Indelicato – Martello e compasso. Vita, agonia e morte della Germania comunista – 1999

Alberto Indelicato
Luni, Milano-Trento

Anno di pubblicazione: 1999

L’a. non è uno storico ma un diplomatico, e fu capo dell’ambasciata italiana in Ddr. Lungi però dall’essere un volume memorialistico oppure il taccuino di un testimone, quest’opera si configura come una ricostruzione della storia quarantennale della Repubblica democratica tedesca, e perciò come tale va valutata. Martello e compasso è inquadrabile nel sottogenere a cui appartiene la storia d’Italia di Indro Montanelli, testi di (bassa) divulgazione in cui aneddottica da rotocalco e buon senso conservatore vanno a braccetto, nella più totale ignoranza di quanto la storiografia abbia scritto. Senza fare alcun riferimento alla copiosa produzione saggistica tedesca ed anglosassone (della letteratura in italiano non si fa motto) se non per trarne qua e là exempla utili alle proprie tesi, Indelicato disegna un quadro immobile, quasi più monolitico della rappresentazione che la Ddr faceva di sé stessa, i cui Leitmotive sono: la Ddr fu sempre un corpo estraneo piantato nel cuore dell’Europa; ogni svolta nella politica del suo gruppo dirigente non fu mai altro che mero espediente tattico allo scopo di mantenersi in sella, posto che l’obiettivo di ogni comunista è giungere al potere e restarvici. Per convincerci, l’a. non si perita di manipolare le scarse fonti bibliografiche a cui fa riferimento; per esempio, nel ricostruire il processo di unificazione tra la Spd attiva nella zona di occupazione sovietica e la Kpd che portò nel 1946 alla costituzione della Sed, cita solo parzialmente i risultati del referendum condotto tra i militanti socialdemocratici dei settori occidentali di Berlino: egli sottolinea che l’82% si era dichiarato contrario alla fusione con i comunisti (p. 34), dimenticandosi però che la prospettiva di una stretta unità d’azione tra i due partiti aveva trovato il consenso del 62% (cfr. Dietrich Staritz, Die Gründung der DDR, München, dtv, 1995, p. 132). Come analisi di un saggio di storia potrebbe bastare, sennonché Martello e compasso mi pare meritevole di attenzione in quanto espressione di un rampante conservatorismo diffidente verso ogni democrazia che non si riduca a mera procedura ed incorpori in sé un’idea di conflitto, un conservatorismo che fino al 1991 se ne stava rintanato all’ombra di un indistinto Occidente (purché anticomunista), ma che ora – crollato il socialismo reale – ha preso coraggio e viene allo scoperto. Basti pensare che Indelicato si fa in più luoghi fiero sostenitore di quello che chiama “patriottismo naturale, vale a dire l’adesione di un popolo alla sua storia con tutte le sue pagine fauste e meno nobili” (p. 176), non trattenendosi dal fare tutt’uno del tentativo da parte della Sed di creare un “patriottismo socialista” e delle proposte habermasiane (e di altri intellettuali tedescofederali) di proporre un “patriottismo costituzionale” ancorato ai valori della democrazia sociale (p. 15). Non casualmente il volume è prefato entusiasticamente da un capofila della cultura neoconservatrice, l’ex ambasciatore ed ora pubblicista Sergio Romano.

Brunello Mantelli