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Alberto M. Banti e Roberto Bizzocchi (a cura di) – Immagini della nazione nell’Italia del Risorgimento – 2002

Alberto M. Banti e Roberto Bizzocchi (a cura di)
Roma, Carocci, pp. 219, euro17,00

Anno di pubblicazione: 2002

?La nazione del Risorgimento nasce nel momento in cui viene costruita una formazione discorsiva che la nomina, la definisce, ed in tal modo la struttura come sistema simbolico? (p. 11): si sente chiara l’impronta di Banti nell’Introduzione al volume da lui curato insieme a Bizzocchi e che raccoglie gli atti di un convegno pisano del 2001. Variegati e diversi sono i contributi di questo gruppo di lavoro ?formato da storiche e storici di una medesima generazione [?] disposti ad esaminare le dinamiche del movimento risorgimentale con curiosità e domande abbastanza estranee alla tradizione risorgimentistica classica? (p. 12).
Banti si concentra sulle invasioni barbariche come uno dei momenti centrali della riflessione sull’identità nazionale, e legge Thierry, Manzoni e Scott. ?I testi che questi autori dedicano al nesso tra le invasioni e le origini delle storie nazionali, contribuiscono a strutturare una narrazione della nazione che è ? al tempo stesso ? una storia del sangue e della terra, una storia della discendenza e della memoria, e una storia dell’oppressione e della ricerca della libertà? (p. 38, corsivo nel testo). Pécout, già autore ? come è noto ? di una buona e vasta sintesi sul Risorgimento, si concentra invece sulla lettura delle carte dell’Italia prodotte dagli uffici cartografici di cui entro gli anni Quaranta si dotarono gli Stati preunitari e sulla ricerca di un’immagine unitaria in un territorio non ancora unito. Sceglie decisamente la strada delle passioni Lucy Ryall con Storie d’amore, di libertà e d’avventura: la costruzione del mito garibaldino intorno al 1848-49 in cui fa riferimento soprattutto alle tesi di Mosse sulla costruzione della mascolinità. Mazzocca attinge ai suoi lavori precedenti che hanno prodotto l’importante recupero di Hayez e ai suoi ?contributi conclusivi? (p. 110) su Appiani e ricostruisce con preziose citazioni l’iconografia della patria tra l’età delle riforme e l’unità, a partire dall’allegoria in palazzo Belgiojoso d’Este (anni Settanta-Ottanta del Settecento) nella quale ravvisa una anticipazione rispetto a quella della Marianna francese (p. 92). Forse un poco più eccentrici ? anche se a diverso titolo ? appaiono il contributo di Bizzocchi (che si concentra sulla linea interpretativa forte e sulla ?marcata concezione dell’identità nazionale italiana? presenti nelle Famiglie celebri di Pompeo Litta e ne propone una lettura ?sismondiana?) e soprattutto quello di Mariolina Palazzolo sulle case editrici luganesi e in particolare su Vanelli e Ruggia. Estremamente promettente ed originale mi pare infine il saggio di Anna Scattigno su Santa Caterina, che apre nuove prospettive di ricerca in direzione di uno studio importante soprattutto per un paese come l’Italia: quello sulla costruzione di santi ?nazionali? che meriterebbe di essere sviluppato anche in un’ottica comparata (si pensi all’importanza di santa Teresa d’Avila per il franchismo) e in una prospettiva di lungo periodo.

Ilaria Porciani