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Alberto Mario Banti, Paul Ginsborg (a cura di) – Storia d’Italia. Annali 22. Il Risorgimento – 2007

Alberto Mario Banti, Paul Ginsborg (a cura di)
Torino, Einaudi, XLI-883 pp., Euro 88,00

Anno di pubblicazione: 2007

Il volume presenta una storia del Risorgimento indubbiamente diversa. Nelle parole dei curatori, l’intento è quello «di far vivere la cultura profonda del Risorgimento» (p. XXIII) come movimento di massa, illustrando la mentalità, i sentimenti, le emozioni, le traiettorie di vita e i progetti politici e personali di chi vi ha preso parte; e, metodologicamente, di arrivarci attraverso un confronto con altre discipline, in particolare gli studi culturali e di genere, l’analisi dei testi scritti, visivi e musicali, l’esplorazione dell’immaginario, e la comparazione. I 27 contributi sono divisi in sei parti, intitolate: Amore, famiglia e Risorgimento, Donne e uomini del Risorgimento: esperienze e identità di genere, Ideologia e religione: discorsi e dibattiti, Rituali, pratiche e norme, Culti della memoria e Tra l’Europa e Italia: immagini e modelli della nazione. Sulla scia soprattutto dei lavori e degli approcci metodologici dei curatori Banti e Ginsborg, i contributi allargano in modo significativo la storia del Risorgimento, da una parte in quanto esperienza vissuta, in particolare per quanto riguarda la storia delle donne, dall’altra nell’illustrare il ruolo della cultura, intesa in senso largo, come elemento emotivo del patriottismo. Un nutrito gruppo di contributi su donne e famiglia, di Ilaria Porciani, Marta Bonsanti, Luisa Levi D’Ancona, Simonetta Soldani, Laura Guidi e Lucy Riall, offre anche utili indicazioni metodologiche sulle fonti. La cultura, nell’epoca classica del romanticismo discusso da Ginsborg, viene seguita non solo nel melodramma, nella musica e nella pittura, intimamente collegati alla politica (Simonetta Chiappino, Carlotta Sorba, Fernando Mazzocca), ma nell’iconografia, linguaggi e pratiche delle feste (Alessio Petrizzo, Gian Luca Fruci), e nei culti della memoria (Banti, Pietro Finelli, Eva Cecchinato e Mario Isnenghi). La politica, almeno intesa nella tradizione della storia risorgimentale, è poco presente: le idee di Cattaneo (Martin Thom) e di Mazzini (Simon Levis Sullam), il ruolo del clero (Enrico Francia) e dei gesuiti e di Pio IX (Daniele Menozzi), il crollo degli antichi Stati (Marco Meriggi) e i limiti della cittadinanza (Carlo Bersani). Conclude il Risorgimento nell’Europa, visto da fuori: Francia (Finelli e Fruci), Gran Bretagna (Christopher Duggan), e – più nuovi – Spagna (Isabel Maria Pascual Sastre) e Austria (Stefan Malfèr).La scelta di una impostazione di approcci nuovi crea inevitabilmente squilibri di non poca importanza, soprattutto l’assenza della storia politica e istituzionale (evidente nella difficoltà nel collocare il saggio di Meriggi), e la scomparsa totale dei moderati e di Cavour. Ad eccezione di Franco Della Peruta, i grandi nomi della storiografia risorgimentale, da Spellanzon a Candeloro e Mack Smith, sono appena presenti; Gramsci è citato solo tre volte, Romeo manca del tutto. Una tale radicale cesura con la tradizione storiografica è importante. Bisogna sperare che gli approcci innovativi non si trasformino a loro volta, come purtroppo spesso succede, in nuove ortodossie.

Stuart Woolf