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Alberto Masoero e Antonello Venturi (a cura di) – Il pensiero sociale russo. Modelli stranieri e contesto nazionale – 2000

Alberto Masoero e Antonello Venturi (a cura di)
Franco Angeli, Milano

Anno di pubblicazione: 2000

Seguito ideale di Russica. Studi e ricerche sulla Russia contemporanea (1990), questa raccolta è dedicata alle riflessioni di grande originalità che le altre esperienze “nazionali” produssero sul pensiero sociale e politico russo. Masoero affronta per esempio, con acume ed erudizione, l’impatto della riflessione sull’esperienza americana nello sviluppo del pensiero democratico. I lavori della Cigliano, della Salomoni e di Stanziani si segnalano sia per il talento, la passione e l’ampiezza degli studi dei loro autori, che per l’importanza dei temi in essi trattati: la figura straordinaria di Kovalevskij, un pensatore ancora capace di dirci cose nuove sulla storia europea; una categoria decisiva per l’analisi politica del XX secolo, come quella di capitalismo di stato; l’intreccio tra realtà nazionale e categorie scientifiche universali, questa volta quelle statistiche, affrontato da Stanziani con finezza, anche se si sarebbe desiderata una maggiore attenzione alla composizione multinazionale dell’impero e ai problemi da essa posti anche nella scelta del “contadino rappresentativo”. Il saggio di Venturi sul caso italiano conferma l’importanza dello studio delle storie “altre” per l’elaborazione di nuove categorie politiche, anche se i marxisti russi venuti a contatto col nostro paese non si distinsero per profondità d’analisi.
Vi sono poi saggi, tutti di buon livello, di Natalizi su Èerny?evskij, della Di Biagio su Varga e di Pons sulle radici intellettuali della politica estera sovietica dopo la vittoria. Ma è sul saggio di Benvenuti, e le questioni da esso sollevate circa la direzione delle riflessioni di Lenin su “via prussiana” e americana” prima e dopo il 1914 che vorrei attirare l’attenzione del lettore. Il Lenin che prima del 1914 si batte per la rivoluzione “democratica”, tesa ad evitare alla Russia la via prussiana e a permetterle di imboccare quella americana, e che definisce entrambe le vie in base ai rapporti agrari, sempre capitalistici ma non per questo meno diversi (l’ovvia contrapposizione è quella tra Junker e farmer) è paradossalmente lo stesso Lenin che nel 1917-24, pur non riuscendo mai a definire con chiarezza la natura dell’Ottobre, abbraccia senza tentennamenti la via prussiana, ora definita sulla base dell’industria e salutata, grazie anche agli sviluppi da essa conosciuti durante la guerra, come la più avanzata punta del capitalismo, quasi cancellando completamente le precedenti riflessioni sulla sua arretratezza, che la guerra, lungi dal cancellare, aveva semmai rafforzato.
Il volume sembra dare a volte per scontata l’identificazione tra realtà statuale e contesto nazionale. Va però segnalato che un convegno promosso nel marzo 2001 dallo stesso gruppo di ricerca si è concentrato proprio su questo problematico aspetto della questione. La raccolta conferma l’eccellenza raggiunta dalla russistica italiana, i cui contributi meriterebbero di avere maggiore influenza sulla storiografia contemporanea italiana, che è spesso riducibile alla storia dell’Italia contemporanea.

Andrea Graziosi