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Alberto Melloni (a cura di) – Giuseppe Dossetti: la fede e la storia. Studi nel decennale della morte – 2007

Alberto Melloni (a cura di)
Bologna, il Mulino, 415 pp., Euro 29,00

Anno di pubblicazione: 2007

I dieci anni dalla scomparsa di don Giuseppe Dossetti offrono l’occasione per mettere insieme diversi contributi maturati nel corso di un cammino di riflessioni e ricerche. Il curatore evidenzia nella Premessa il carattere di volume a più voci, di itinerario in fieri. Una tripartizione dei contributi: nodi, tappe e frammenti. Molti gli spunti che si potrebbero richiamare in una lettura di pagine dense, ricche di ricerca e documentazione, sul filo di una ricostruzione mai banale o scontata. I temi prevalenti mi sembrano attraversare le diverse componenti del volume e sono ben richiamati da Alberto Melloni nelle sue Conclusioni. In primo luogo, una risposta – alta e seria – alle tante strumentalizzazioni o campagne che hanno tentato di ridimensionare o modificare la riflessione e la stessa figura di Dossetti. In secondo luogo, l’impossibilità di costruire una gerarchia tra i tanti Dossetti che si incontrano nel volume. La sua personalità rimane complessa e composita: la storia, il diritto, il cammino di fede, la sua spiritualità intensa non sono utilizzabili per letture parziali o dettate dall’urgenza del momento. Molto è ancora da ricostruire, da studiare con fonti di disponibilità anche recente e con nuovi interrogativi figli del tempo e delle sue sfide. Non mancano in tal senso nelle oltre 400 pagine piacevoli sorprese. Un insieme di relazioni e di problemi, uno sguardo su Dossetti che è anche un’occasione per tornare su una serie di argomenti che hanno accompagnato la sua esperienza di studioso, intellettuale, cristiano nel suo tempo. L’eterogeneità dei contributi ha il pregio di aprire diverse possibili piste interpretative e vari ambiti che sarebbe complicato riassumere in poche battute.L’elemento più ricorrente e significativo può essere ritrovato nella difesa del Concilio Vaticano II. Più che una mossa esplicita o manifesta appare come un modo di essere e di guardare alla Chiesa e al mondo contemporaneo; una tensione continua e feconda. Il Concilio rimane un passaggio chiave, una svolta che non ha ancora sviluppato tutte le sue potenzialità e risorse. Vale la pena di ricordare le parole con le quali Giuseppe Alberigo, in una relazione che cade poco prima della sua scomparsa, richiama il nesso tra Dossetti e il Vaticano II: «Sono stato sempre favorevole al concilio, ho sempre aspirato a che la chiesa si riunisse in un concilio universale, come oggi può fare la chiesa, non limitato ad alcuni paesi d’Europa. E ho sempre considerato che in questo atto ecclesiale ci sia il massimo di grazia» (p. 47). Un insieme eterogeneo di studi e riflessioni, un buon antidoto contro quella «erosione omologante della figura di Dossetti: una figura ancora indigesta e rimossa, cancellata – in vari ambienti politici ed ecclesiali; ma soprattutto esposta al rischio d’essere ridotto [?] in un santino piatto ed exculturato, facile da ricordare e da dimenticare nel frullatore d’una devozione insipida» (p. 383).

Umberto Gentiloni Silveri