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Alberto Riva e la Milano industriale del suo tempo

Giorgio Bigatti
Milano, Francesco Brioschi Editore, 239 pp., € 30,00

Anno di pubblicazione: 2013

Milano si avviava a divenire protagonista di un prorompente sviluppo industriale, sotto l’impulso della sua fattiva e pragmatica borghesia imprenditoriale, quando Alberto Riva venne affacciandosi alla vita adulta, partecipando alla trasformazione in atto. E alla biografia del fondatore della Riva in rapporto con l’evoluzione della città è dedicato il lavoro di Giorgio Bigatti, che prende le mosse dagli anni della formazione dell’ingegnere di origine comasca: formazione svolta tra Pavia e Milano, tra la Facoltà di Scienze fisiche, matematiche e naturali e il Politecnico; anni degli incontri fondamentali con Cabella, Salmoiraghi, Borghi, Pirelli, Saldini, Paladini, Saviotti, ad alcuni dei quali fu unito anche dalla passione politica per la causa risorgimentale. Come per altri amici e compagni di studio, tra i quali lo stesso Pirelli, la formazione di Riva si sarebbe conclusa con un viaggio d’istruzione che nel 1870 lo portò in Svizzera a visitarne i principali insediamenti industriali. Al ritorno avviava a Milano uno studio di ingegneria per esercitare il commercio di macchinari, specie agricoli. Quell’impresa, fondata dapprima con l’apporto decisivo del capitale di Alfonso Sanseverino Vimercati, passò qualche anno dopo sotto il completo controllo di Alberto, che all’inizio degli anni ’80 vide crescere significativamente il proprio giro d’affari.
Del resto, proprio gli anni ’80 costituirono per Alberto Riva una vera svolta nella vita professionale, all’interno della quale si collocano la costituzione, con Cerimedo, di una società in accomandita semplice, l’incontro con Alberto Amman, rappresentante di una delle principali famiglie imprenditoriali milanesi, l’avvio del sodalizio con Ugo Monneret de Villard, avvenuto nel 1883, e, più in generale, un decisivo ampliamento delle relazioni personali sino al suo ingresso definitivo ai vertici delle élites milanesi con la costituzione nel 1889 di quella società «A. Riva e C», che nel 1894 avrebbe dato vita alla «Ing. A. Riva, Monneret e C.», a quel punto la principale fornitrice di turbine all’industria manifatturiera italiana.
Alcuni aspetti della personalità umana di Riva, afferma l’a, sono rimasti in ombra a causa della lacunosità della documentazione. Spesso accade, per le ragioni più diverse, che le carte personali di alcune figure, anche di primo piano, vadano disperse. Penso, ad esempio, a Giuseppe Belluzzo, che certamente Riva dovette conoscere. E tuttavia il percorso di questi protagonisti della nostra storia si può scrivere ugualmente, ricorrendo, a supporto dei tasselli mancanti o incompleti, all’analisi del quadro generale, del contesto, anzi dei contesti, nei quali essi vissero e operarono, come ha saputo ben fare Bigatti.
Il volume contiene anche un saggio di Sergio Rebora che descrive la passione di Alberto Riva per il collezionismo. Si tratta di un altro modo per inserire Riva nel suo tempo, perché lo sviluppo del collezionismo fu un tratto caratterizzante la storia delle élite italiane dopo l’Unità e soprattutto tra la fine dell’800 e l’inizio del ’900.

Michela Minesso