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Aldo G. Ricci – La breve età degasperiana. 1948-1953 – 2010

Aldo G. Ricci
Soveria Mannelli, Rubbettino, 136 pp., € 12,00

Anno di pubblicazione: 2010

La bibliografia su De Gasperi è ormai sterminata: si pensi solo agli ultimi lavori di Ballini e di Craveri, oltre che alla pubblicazione dei suoi discorsi e scritti. Gli storici hanno elaborato giudizi contrastanti e non sempre positivi su De Gasperi. Solo a partire dalla fine della prima Repubblica, il consenso alla sua azione politica sembra essere divenuto unanime, anche quello dei vecchi compagni di partito e degli alleati di un tempo, che in passato non avevano mancato di avanzare riserve sul suo operato. Se la storiografia aveva parlato di riformismo degasperiano, lo aveva fatto per lo più in termini riduttivi, affiancando al termine riformismo l’aggettivo «conservatore» e dimenticando la complessità e i problemi dello scenario interno e internazionale con cui egli dovette misurarsi. Su questa linea di rivalutazione dello statista democristiano, scegliendo l’attività di governo come osservatorio privilegiato della sua azione, si pone il volume di Ricci. Un saggio breve o, come lo definisce l’a., un ragionamento sul ruolo di De Gasperi nella messa a punto dei meccanismi e degli equilibri della Repubblica nata dal referendum e dai lavori dell’Assemblea Costituente, nel quadro geopolitico della guerra fredda che dal 1947 aveva diviso il mondo in due blocchi. Soltanto in una prospettiva complessiva e di lungo periodo è stato possibile tracciare i bilanci e riconoscere in tutta la sua portata l’azione riformatrice di De Gasperi, anche alla luce degli esiti che la storia ci ha fornito. Sono queste le premesse che hanno consentito nel tempo di studiare con un’ottica differente le scelte politiche degasperiane, in politica interna ed estera. È stata rivalutata la scelta atlantica che egli portò avanti nonostante le forti perplessità della sinistra Dc e l’opposizione della sinistra socialcomunista. Sono state ripresentate sotto diversa luce le riforme che furono promosse durante la I Legislatura, come la Cassa per il Mezzogiorno e la riforma agraria. Come nota Ricci, studiando gli anni successivi all’età degasperiana è emerso chiaramente che senza gli interventi varati dai governi De Gasperi non ci sarebbero stati il boom economico e l’allargamento della maggioranza ai socialisti, fattori che consentirono a milioni di cittadini, fino ad allora quasi esclusi dallo Stato, di essere rappresentati in Parlamento e di vedere valorizzate le loro istanze sociali e politiche. Proprio lo Stato democratico e la sua costruzione furono oggetto della riflessione e dell’impegno costante di De Gasperi, supportato da uomini come Vanoni, La Malfa e Mattei. La difficile battaglia per il mantenimento dell’ordine pubblico fu combattuta per la difesa dello Stato di diritto, in un clima di crescente tensione sociale contrassegnato spesso da conflitti sanguinosi. Nonostante l’aggravarsi della situazione, De Gasperi non cedette all’idea, caldeggiata in particolare dalla destra Dc e dalle alte gerarchie ecclesiastiche, di porre i comunisti fuori dalla legalità. De Gasperi, come emerge dal volume, fu quindi un esempio di quella moderna capacità di sintesi tra progetto strategico e mediazione tattica, che ha caratterizzato la politica nelle sue espressioni più alte.

Maria Chiara Mattesini