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Aldo Grandi – La generazione degli anni perduti. Storie di Potere Operaio – 2003

Aldo Grandi
Torino, Einaudi, pp. 356, euro 15,50

Anno di pubblicazione: 2003

Il libro di Aldo Grandi si presenta come una documentata ricostruzione delle vicende dei protagonisti di una delle organizzazioni extraparlamentari più note dei primi anni Settanta. Di storie dunque, come recita il sottotitolo, e non di storia si vuole parlare, attraverso una raccolta di più di sessanta interviste che mette a nudo la soggettività, seppur con uno spazio estremamente esiguo per quella delle donne, di chi ha vissuto e costruito la storia di Potere Operaio. Accanto alle testimonianze, l’autore utilizza alcuni documenti prodotti dall’organizzazione e le carte giudiziarie e i documenti di polizia conservati presso l’Archivio della Commissione stragi e presso l’Archivio della Corte d’Assise di Roma, fornendoci l’unica ricostruzione delle vicende di Potere Operaio attualmente disponibile.
Le fonti orali permettono di familiarizzare con le dinamiche interne all’organizzazione, con l’immaginario dei suoi protagonisti, le aspettative e le illusioni. Un approccio che ha già caratterizzato il lavoro di Grandi nel suo I giovani di Mussolini: fascisti convinti, fascisti pentiti, antifascisti.
Il libro esordisce con la ricostruzione dei rapporti tra questi giovani e l’operaismo degli anni Sessanta, alla ricerca degli elementi di rottura che dividono il gruppo dal movimento operaio tradizionale. Su questa falsariga, Grandi segue il percorso dei principali esponenti dell’organizzazione per analizzarne l’infanzia, gli studi, la formazione politica, i rapporti e i conflitti con la sinistra, il coinvolgimento nel movimento studentesco e la rete di relazioni che infine darà vita a Potere Operaio.
Ad una prima parte, dedicata alla nascita del gruppo e all’attività nelle fabbriche, arricchita da una descrizione dello stile di vita che si sofferma su alcuni tratti generazionali, come la vita in comune, la passione per il cinema e la musica (pp. 132-141), in un serrato confronto con Lotta Continua e con il gruppo de ?il manifesto?, ne segue una seconda che l’autore traccia a partire dall’inizio del 1971, nella quale protagonista assoluta diviene la questione della violenza. Grandi non si sofferma tanto sulle vicende giudiziarie del gruppo, alle quali peraltro accenna, quanto piuttosto sull’approdo alla costituzione di una struttura parallela e clandestina, ?Lavoro Illegale?, a partire dal congresso di Roma del settembre 1971, e su come la ricerca dell’innalzamento del livello di scontro con lo Stato porti, di fatto, ad una frattura insanabile all’interno dell’organizzazione.
Il libro, che risulta talvolta eccessivamente concentrato sulle vicende di alcuni dei protagonisti, perdendo una dimensione realmente corale, ha il pregio di proporci gli intervistati con grande sincerità, spesso colti nelle loro contraddizioni, come Toni Negri intellettuale estremamente brillante ma anche autore difficilmente comprensibile (p. 133), Valerio Morucci che si ritrova a sparare per la prima volta quasi per caso (p. 230), e Francesco Pardi che confonde, sull’onda dell’emozione, clandestinità e illegalità (p. 194).

Elena Petricola