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Aldo Mazzacane (a cura di) – I linguaggi delle istituzioni – 2001

Aldo Mazzacane (a cura di)
Pubblicazioni dell’Istituto Suor Orsola Benincasa, Napoli, CUEN, pp. 220, euro 1

Anno di pubblicazione: 2001

Sono materiali del quarto convegno annuale della Società per gli studi di storia delle istituzioni, una delle giovani realtà associative più vivaci nel panorama storiografico italiano di oggi. Come c’è da aspettarsi, si tratta di contributi interessanti e intensi, ma molto eterogenei. Li tiene insieme l’approccio linguistico, grande avventura epistemologica dei nostri decenni che può essere paragonata ? per la spinta a reindirizzare ogni discorso ? a quella materialistica o a quella idealistica di altre generazioni. Ma prima che tali rivoluzioni fondino paradigmi nuovi accade che vi si adattino cose nate sotto altre costellazioni. Qui i contributi più solidamente vicini al tema sono quelli di Guido Melis e Giovanna Tosatti sul linguaggio della burocrazia (anche in questo campo Crispi segna una svolta modernizzatrice); di Francesco Soddu sulle regole dell’oratoria parlamentare e il costume della comunicazione e rendicontazione; di Giuseppe Barbagallo e Mario Missori sulle forme dell’argomentazione nelle sentenze delle Corti di Cassazione e del Consiglio di Stato (con una serie di annotazioni significative sull’?atteso che? e sulla frase unica di tipo oracolare, nonché sui tempi dei cambiamenti, non immediatamente significativi: fine Ottocento, anni sessanta-settanta del Novecento…); di Tommaso Raso, che applica la linguistica testuale alla trasmissione di disposizioni nelle poste italiane d’oggi (conclusione: il linguaggio usato è anticomunicativo).
Ora, se si spinge l’analisi del linguaggio delle istituzioni fino a cogliere la forza istituzionalizzante di lessici, costumi linguistici, forme sintattiche ecc. si finisce col convincersi che le istituzioni non tanto hanno un linguaggio bensì sono un linguaggio, una cristallizzazione linguistica, un sistema di segni. Qui l’idea è appena sfiorata, e si disperde in saggi divaricanti, che affondano nella riflessione dottrinaria (Bernardo Sordi annota il mutamento di lessico tra police/Polizei e administration/Verwaltung tra Sette e Ottocento sui due versanti francese e prussiano); evocano momenti alti di storia (Giorgia Alessi racconta la Napoli sanfedista del 1799 nella corrispondenza di polizia); o registrano in un solo testo la forza normativa dei protocolli, come fa Donato Tamblè con un regolamento pontificio del 1796. Inclassificabile il ritratto che Pasquale Beneduce fa di Carlo Francesco Ferraris dando corpo ad un ?autore collettivo? (ciò che è delimitato e definito da metodi, regole, costumi) attraverso percorsi inconsueti, che vanno dal certificato medico alla recensione al discorso alla lezione. Bimillenario è invece lo sguardo che Pierangelo Schiera getta sulla politica come messa in pratica di convivenza autoregolata, opzione tecnica che costruisce un campo simbolico/semantico propriamente occidentale (= tradizione greca, romana e araba + cristianesimo e germanesimo) e più vasto di quelli riguardanti Stato e costituzione. Anche questo in fondo è linguaggio delle istituzioni, quando un testo colto incute soggezione nel lettore inibendogli di manifestare il suo spaesamento. Aldo Mazzacane introduce assemblando il tutto con abile penna.

Raffaele Romanelli