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Alessandra Gerolin – Persona, libertà, storia. Studio su Lord Acton – 2009

Alessandra Gerolin
Milano, Vita & Pensiero, 201 pp., Euro 16,00

Anno di pubblicazione: 2009

Il pensiero di Acton si configura come un articolato sistema intellettuale, basato su una sintesi di filosofia religiosa, scienza politica, teleologia della storia. In ciò egli rivela forti affinità con altri esponenti del liberalismo vittoriano (Seeley, Toynbee), cui lo accomuna anche il non aver mai esposto le sue idee con pari sistematicità. A rendere più arduo il necessario approccio globale a Acton concorrono due fattori aggiuntivi. Il suo sistema si forma assai precocemente, già negli anni dell’esordio come pubblicista cattolico-liberale, e subisce una profonda revisione dopo la disfatta conciliare della causa anti-infallibilista. La riflessione di Acton si nutre inoltre di influssi e sollecitazioni provenienti da molteplici contesti nazionali, correnti culturali, eventi contemporanei. Tratteggiarne un profilo unitario equivale a cimentarsi in un tour de force filologico e storiografico.Desta dunque interesse la comparsa di un saggio mirato a «una ricostruzione d’insieme della fisionomia umana e intellettuale del Lord inglese» (p. 11). L’impostazione che l’a. dichiara di voler dare al suo studio, rifiutando forzature attualizzanti, rappresenta una novità positiva nel quadro della riscoperta di cui Acton beneficia da qualche anno anche in Italia. Altro è il giudizio da esprimere circa l’esecuzione del programma enunciato, dove si fa valere in modo predominante l’intento ispiratore della ricerca, di natura dottrinale: recuperare Acton ai fini della fondazione di «un liberalismo dalle solide radici filosofiche e religiose», ossia ontologiche e tradizionaliste (p. 182).Il libro presenta così luci e ombre. L’a. si muove sul terreno a lei più congeniale quando delinea i nuclei concettuali della riflessione di Acton: le idee di libertà, coscienza, storia provvidenziale. Elude però i problemi di periodizzazione, sottovalutando l’impatto del Concilio e della crisi dell’Home Rule, sicché, nella parte analitica del volume, legge sincronicamente testi e atteggiamenti legati a fasi diverse dell’itinerario intellettuale actoniano. Il profilo di Acton che emerge dal libro è poi inficiato dall’omissione, o dall’insufficiente trattazione, di aspetti essenziali. Al suo coinvolgimento nella professionalizzazione degli studi storici in Inghilterra, ad es., l’a. dedica solo accenni sporadici. Ma soprattutto sconcerta la mancata menzione del ruolo di capofila della minoranza anti-infallibilista assunto da Acton durante il Concilio, coerente, del resto, con la versione edulcorata dei suoi «conflitti con Roma» fornita dall’a., che ne trascura la ragione di fondo: l’adesione di Acton alla proposta del suo mentore Döllinger di applicare alla Chiesa l’organologia romantica, e in particolare la categoria di coscienza collettiva, promossa a vera titolare dell’Infallibilità.Nel volume si riscontrano, infine, troppi errori e manchevolezze: si ripropone lo stereotipo di un giovane Acton refrattario alla politica attiva, screditato da C. Barr in un articolo del 2008; la prima spartizione della Polonia viene datata al 1815; del carteggio Acton-Simpson è adoperata l’inaffidabile edizione Gasquet. E l’elenco potrebbe continuare.

Teodoro Tagliaferri