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Alessandra Lorini – Ai confini della libertà. Saggi di storia americana – 2001

Alessandra Lorini
Roma, Donzelli, pp. IX-194, euro 16,53

Anno di pubblicazione: 2001

Che cosa può accomunare le immagini di New York presenti in viaggiatori americani e non (Dickens ad esempio) nel XIX secolo e le parate civiche che si svolsero nella stessa città durante la guerra civile, con particolare attenzione a quelle nelle quali erano presenti americani di colore? Oppure fra il movimento del Playground (movimento educativo progressista favorevole a giochi di gruppo all’aria aperta) e gli svaghi delle giovani operaie fra ‘800 e ‘900?
Apparentemente ciò che collega questi oggetti di studio diversi fra loro è solo una città, New York, o meglio uno Stato, gli Usa. Ma questa eterogeneità di temi è tipica invece dei cultural studies: è proprio a questa disciplina che Alessandra Lorini, autrice del libro, si richiama. Le viene facile, essendo una studiosa di storia nord-americana che ha lavorato a lungo in America, dal momento che proprio in America i cultural studies godono da qualche anno di un favore fin troppo ampio. È tipico di questo stile di ricerca utilizzare non le fonti canoniche di chi fa storia, ma, come suona il titolo del primo capitolo di questo volume, la città come testo: testi, documenti, letteratura, di livello e di natura molto varia ed eterogenea. Anche i temi che tratta sono vari ed eterogenei, ma questo avviene secondo una tendenza che può in realtà essere ricondotta alla storia sociale e alla storia delle mentalità.
Ci sono alcuni elementi che caratterizzano in modo forte questo genere di storia e del pari questo volume: la considerazione della identità (che sia etnica o nazionale) come molto importante ma assolutamente non omogenea: non esiste una sola identità americana, ma essa varia a seconda del genere, della razza, della classe, dell’etnia alla quale si appartiene. La stessa cosa accade per la memoria: non è affatto identica per tutti, ma si costruisce (con non poche falsificazioni) a seconda della propria appartenenza, spesso in conflitto con quella di altri.
L’oggetto di questa ricerca può anche essere definito ?cultura pubblica?, come l’autrice stessa fa. Ma il risultato più importante mi sembra che tale cultura non appare uniforme o sempre uguale a se stessa, ma ? appunto ? attraversata dal confronto, a volte dal conflitto aperto, fra diverse appartenenze. Come scrive Lorini, ?la cultura pubblica è uno spazio conflittuale in cui identità individuali o collettive lottano per un riconoscimento oltre i confini e la crisi della democrazia rappresentativa riflettendo le tensioni tra movimenti e istituzioni?.
L’impressione che si ha alla fine di questa lettura è riassumibile in una frase: l’America è un po’ più complicata di come appare. Soprattutto in questo periodo di semplificazioni dovute alla guerra contro il terrorismo islamico, ma in fondo seguendo una tendenza di lungo periodo, l’immagine che circola fra noi degli Stati Uniti è in bianco e nero: una grande potenza con una buona dose di arroganza e altrettanta di debolezza culturale. Questo volume ci dice che non è proprio così.

Michela Nacci