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Alessandro Campi – Mussolini – 2001

Alessandro Campi
Bologna, il Mulino, pp. 206, euro 12.39

Anno di pubblicazione: 2001

La presenza di Mussolini ? del permanere e del trasformarsi del mito e dell’antimito del duce ? nella storia d’Italia è un fenomeno controverso. Riguarda la storia politica e culturale, è una via d’accesso alla ricostruzione della dialettica continuità/rottura tra Italia fascista e Italia repubblicana, concerne aspetti di uso politico e pubblico della storia. La riflessione sui processi di elaborazione e rielaborazione dell’identità nazionale, sulle sue caratteristiche genetiche, sul reale o presunto profilo del carattere nazionale non possono dunque prescindere dalla considerazione di tale questione, come già evidenziava il volume di Sergio Luzzatto sul corpo del duce. La collana sull’identità italiana diretta da Ernesto Galli della Loggia non poteva quindi mancare di occuparsene, affrontando sia il nodo del mito mussoliniano (e dello speculare antimito), sia misurandosi con la discussione sulla natura disvelatrice dei vizi della storia d’Italia che il fascismo assolverebbe.
Il volume di Campi assume appunto l’esistenza di due contrapposti miti di Mussolini: quello ?positivo?, alimentato dagli ammiratori del duce, che trova nel ventennio la sua ovvia e massima espansione, ma che riesce a mantenersi anche post mortem, nelle pieghe del cinquantennio repubblicano; e quello ?negativo?, dei detrattori e degli avversari politici, spesso ex amici, che dalla decostruzione del mito, anzi dalla rielaborazione di un antimito, derivano un tentativo di delegittimazione del fascismo stesso, di estirpazione dalle coscienze e dalla cultura di ogni possibile nostalgia politica. L’obiettivo del volume è quello di ricollocare nella storia la figura di Mussolini, e dunque il fascismo, liberandosi ?dalle molteplici e contraddittorie immagini che si sono depositate e stratificate, cristallizzandosi, nel sottosuolo della nostra memoria collettiva e che così spesso e a lungo hanno condizionato la cultura politica del paese, la pubblicistica e la stessa ricerca storiografica?. Mussolini va ricondotto ?su un piano rigorosamente storico-politico?, ?considerato non una fatalità della nostra storia […] bensì l’erede e l’espressione, senz’altro originale, di culture politiche, di tradizioni ideologiche e di correnti ideali […] convergenti nel rigetto dei valori e degli strumenti della democrazia liberale? (p. 10).
Dopo aver passato in rassegna i contrapposti giudizi sulla figura del duce, fondamenta del mito e dell’antimito (prescindendo però da un’analisi dell’uso pubblico della storia del duce, rinunciando a priori alla pur difficile ma fondamentale ricostruzione delle varie fasi in cui nel dopoguerra si ricorre alla figura di Mussolini nel confronto politico-culturale), Campi propone quindi in due capitoli un’interpretazione, in cui riecheggiano argomentazioni di Renzo De Felice e François Furet, della ?via mussoliniana al totalitarismo?: una rivoluzione politica con la borghesia, ma anche contro di essa. In tal modo enfatizzando l’autonomia ideologica e politica del fascismo, e lasciando viceversa ai margini la dimensione sociale del regime, la dinamica concreta dei rapporti di potere entro cui miti e antimiti del mussolinismo si materializzano in forme di controllo della società.

Luca Baldissara