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Alessandro Portelli – Storie orali. Racconto, immaginazione, dialogo – 2007

Alessandro Portelli
Introduzione di Ronald Grele, Roma, Donzelli, XV-462 pp., Euro 25,00

Anno di pubblicazione: 2007

Questa è la più completa raccolta italiana di scritti di Alessandro Portelli, uno dei principali studiosi di storia orale. Nell’Introduzione, Ronald Grele sottolinea la non stretta disciplinarietà di tale pratica storiografica, evidenziando al contrario come essa si fondi sul legame tra storia ed esperienza (pp. XIII-XIV).Il volume è suddiviso in cinque parti, le quali assolvono una funzione concettuale: la prima parte (Linguaggi) è quella più densamente teorica, e affronta le diverse dimensioni della narrazione ed il dialogo che si instaura tra narratore e ricercatore. La seconda parte (Guerra) raccoglie saggi su memoria ed esperienza della seconda guerra mondiale in Italia, un tema cruciale nella produzione dell’a. che viene ripreso – accostandovi l’esperienza operaia – nella parte successiva, dedicata alle classi popolari della città di Terni (Terni, Italia). Questa parte introduce la dimensione «comunitaria» dell’approccio e degli interessi di Portelli, che si approfondisce nella sezione successiva, dedicata alla contea di Harlan (Harlan County, Stati Uniti). Chiude il volume la parte quinta (Fine secolo) che raccoglie una serie di saggi, piuttosto eterogenei, su quanto eccede la storia delle classi subalterne: dai racconti dei reduci del Vietnam a quelli dei giovani e meno giovani protagonisti delle contestazioni di Genova durante il G8.Il metodo e la pratica di Portelli sono fondamentali contributi ad una storiografia cresciuta in stretto rapporto con il suo soggetto d’elezione – la classe operaia – e in dialogo con alcune discipline – linguistica, critica della letteratura, antropologia – capaci di accostarsi ai soggetti subalterni della piena modernità. Nella raccolta di saggi la pratica della storia orale si presenta come una storia dialogica, che interpreta il – e in qualche misura partecipa al – momento del significato della storia, e all’affermazione in esso della soggettività. Il tema della soggettività è quindi evocato, ma non fa parte del repertorio concettuale di Portelli, se non prevalentemente in una formulazione di classe e comunitaria, o individuale/esperienziale.La parzialità di tale pratica è per molti versi il suo punto di forza, sebbene acquisti tratti problematici nell’accostarsi a memorie e history-telling (il «raccontare storia», p. 76) frutto di altri soggetti e di particolari «luoghi» del racconto (in particolare, gli articoli sul movimento della Pantera, e sui giovani alterglobalisti protagonisti dei fatti di Genova 2001). Tali memorie e oralità non possono che proporre dimensioni interdiscorsive ed interculturali meno racchiuse che in passato nel triangolo concettuale comunità-classe-storia nazionale, richiedendo anche altri interlocutori disciplinari. Resta ferma, ad ogni modo, la capacità delle storie orali qui proposte di rompere l’impressione di simultaneità «liquida» e atemporale che è a volte assegnata ai nuovi fenomeni e movimenti sociali nella globalizzazione (l’articolo su memoria e globalizzazione a Terni nel 2004, e lo stesso saggio sull’esperienza di contestazione del G8). La storia orale rammenta che la collocazione del sé della storia globale, ed il ruolo del memory work in essa, restano pur sempre fattori di agency.

Beppe De Sario