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Alexander Höbel – Il Pci di Luigi Longo (1964-1969) – 2010

Alexander Höbel
Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 628 pp., Euro 50,00

Anno di pubblicazione: 2010

Alexander Hobel ha studiato la fase meno conosciuta della storia del Partito comunista italiano – la prima parte della segreteria di Luigi Longo – grazie a una vasta indagine archivistica e un attento studio del materiale a stampa. Longo era stato un personaggio di primo piano nella clandestinità ma, soprattutto, uno degli uomini più vicini a Togliatti. La sua direzione politica garantì pertanto una solida continuità con i dati costitutivi del Pci repubblicano ma, scrive Höbel, senza attenersi alla semplice difesa dei risultati del passato. Questo connubio fu evidente nei primi passi della sua segreteria, con la decisione di pubblicare il Promemoria di Yalta di Togliatti e, parallelamente, di impostare una segreteria collegiale aperta alle diverse sensibilità e personalità del Partito. In quegli anni, nel sistema politico italiano, con il tentativo di unificazione socialista, si consumò il più importante tentativo (prima di Craxi) di mettere in discussione l’egemonia del Pci nella sinistra. Contemporaneamente si registrò lo sforzo di stabilizzare il centro sinistra con i governi di Aldo Moro e alcune tra le più importanti riforme sociali realizzate dalla nuova formula politica (Statuto dei lavoratori, Sanità, Regioni). Inoltre l’incrocio tra i movimenti sociali e studenteschi e la politica internazionale completarono uno scenario di intense passioni e scelte politiche. Proprio in questa fase, sostiene l’a., si evidenziò la capacità di Longo di rinnovare l’azione del Pci, attraverso prese di posizioni originali (il mancato sostegno all’invasione sovietica della Cecoslovacchia, ad esempio, bilanciato con il sostegno all’Urss nel conflitto cino-russo). Una particolare attenzione è dedicata all’attività parlamentare e legislativa del Partito comunista, per la quale si ricostruiscono con puntualità la realizzazione di autonomi disegni di legge e l’attiva partecipazione ai dibattiti sulle riforme. Höbel sostiene la tesi di un Pci che stimolava e a volte ispirava le riforme, negando la lettura di un Partito che trovava legittimità e ruolo all’interno di un modello di democrazia consociativa. Altro punto cruciale è il dibattito interno, analizzato attraverso il confronto sui caratteri del capitalismo italiano e il fragile tentativo di proporre un «nuovo modello di sviluppo». Per Höbel, Longo fu capace di equilibrare le due aree di Amendola ed Ingrao, rafforzando il «centro del partito» (e consentendo così a Berlinguer di giungere alla vicesegreteria). La dialettica interna favorì anche l’acuta percezione dei fermenti sociali della fine del decennio. Longo riuscì a gestire il passaggio politico, collocando il Pci in una dimensione aperta e ricettiva verso la società italiana, raccogliendo consenso (e cambiando anche le caratteristiche genetiche del Partito). Queste linee furono confermate dal crescente peso che il Pci rivestì a livello internazionale, sia nel mondo comunista che nel dialogo con forze del socialismo europeo (la Spd di Brandt). In conclusione, sostiene Höbel, la segreteria di Longo fu tutt’altro che un momento di transizione, anzi riuscì a coniugare efficacemente la tradizione togliattiana con l’esigenza di ricollocare la funzione politica del Partito nel sistema politico e nella società italiana.

Carmine Pinto