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Alfio C. Rossi (a cura di) – Teoria economica e storia. La scuola agraria italiana e il pensiero di Mario Bandini – 2004

Alfio C. Rossi (a cura di)
Bologna, il Mulino, pp. 435, euro 31,20

Anno di pubblicazione: 2004

Il volume raccoglie gli atti di un convegno di studi svoltosi nel 2002 presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Perugia. Il volume si caratterizza per un doppio registro: da un lato segue le vicende biografiche di Mario Bandini (1907-1972) e riflette intorno al suo percorso intellettuale all’interno della scuola agraria di Arrigo Serpieri e, su un altro versante, si mostra come occasione per riflettere sugli sviluppi teorici ed epistemologici dall’economia agraria italiana nell’ultimo trentennio.
Nella figura di Mario Bandini ? docente universitario prima a Perugia e poi a Roma ? i due piani, quello dello studioso e quello del politico, si sovrappongono nel suo mestiere di economista agrario. Nella sua formazione l’insegnamento di Serpieri si apre allo storicismo liberaldemocratico di Croce e al Cattolicesimo liberale del filosofo tedesco Röpke. È nel primo trentennio dell’Italia repubblicana che Bandini prende parte alla definizione delle linee di politica agraria finalizzate a garantire lo sviluppo dell’agricoltura e l’allargamento delle basi della democrazia nelle campagne. Il punto di più alta sintesi di questa complessa stagione è rappresentato dall’ideazione della Conferenza italiana del mondo agricolo del 1960, in cui sono ben visibili le linee di fondo di un articolato programma di riforme nel settore primario che avrebbe trovato una parziale e controversa applicazione nel corso nei primi anni del centrosinistra.
La figura di Bandini, come emerge dalle diverse relazioni presenti nel volume, è al centro del percorso di transizione tra l’impostazione del suo maestro e gli sviluppi del pensiero agrario che ha preso corso nel secondo dopoguerra in Italia a partire dagli anni Cinquanta e Sessanta. Se da un lato si fa interprete delle spinte verso l’apertura del settore primario alla teoria neoclassica di Pareto e Marshall, dall’altro ricolloca tali elementi dentro una concezione storica dell’agricoltura. L’impianto teorico serpieriano viene rinnovato e reso compatibile con l’evoluzione del sistema economico italiano e la formazione di un sistema industriale maturo: le ?zone agrarie? di Serpieri vengono sussunte all’interno delle più complesse categorie di ?sistemi agrari?, intesi nella più moderna accezione di territorio. Per tal via Bandini contribuisce a porre le basi per la nascita della teoria dei distretti e stimola lo sviluppo in Italia degli studi sulla storia del territorio e del paesaggio rurale. È in questa impostazione storica assegnata alla scienza agronomica, giustamente rivalutata dagli studiosi intervenuti nel volume, da intravedersi l’esito ultimo della scuola agraria italiana, ma anche, di contro, la principale causa del distacco tra la generazione di Bandini e il nuovo indirizzo seguito dall’economia agraria in Italia nell’ultimo trentennio: in particolare la tendenza intrapresa a partire dagli anni Sessanta a leggere i fenomeni dell’agricoltura mediante i modelli della teoria economica generale e il metodo matematico-aziendale di derivazione statunitense, con una conseguente riduzione sullo sfondo del rapporto con la storia e la geografia.

Simone Misiani