Cerca

«Allies are a Tiresome Lot». The British Army in Italy in the First World War

John Dillon
Solihull, Helion&Company, 224 pp., £ 29,95

Anno di pubblicazione: 2015

Il centenario della Grande guerra ha ravvivato, fra gli studiosi britannici, l’interesse per il fronte italiano. Il primo libro di Dillon, già cadetto nella Raf e allievo dell’italianista Richard Bosworth, va in questa direzione. Analizza l’esperienza del contingente britanni- co (Italian Expeditionary Force o Ief ) inviato in Italia dopo Caporetto. L’argomento era già stato affrontato da George Cassar e John e Eileen Wilks (The Forgotten Front, 1991, e The British Army in Italy, 1998).
L’approccio, tuttavia, è originale qui per vari aspetti. La cornice temporale viene ampliata, dall’arrivo delle prime truppe britanniche in Italia nell’estate 1917 – per ap- poggiare una progettata offensiva di Cadorna, poi annullata – alla partenza dell’ultimo contingente, schierato a presidio di Fiume, nel settembre 1919, alla vigilia dell’impresa dannunziana. Viene sottolineata la difficile cooperazione fra alleati con priorità strategi- che diverse e scarsa fiducia reciproca. L’a. si sofferma poi su temi finora trascurati, come l’organizzazione dei servizi sanitari e del tribunale militare dell’Ief. Attraverso lo studio comparativo delle medesime realtà sul fronte occidentale, arricchito da interessanti sta- tistiche, emergono alcune peculiarità dell’esperienza dell’Ief – come la sproporzione fra malati e feriti da incidente e feriti in battaglia, e la più clemente disciplina di guerra adot- tata tra gli inglesi, con una sola condanna a morte per diserzione eseguita – rispetto a cui l’a. fornisce spiegazioni credibili, benché non sempre comprovate.
Le fonti consultate includono memorialistica inedita di soldati e ufficiali e con- sentono di ascoltare la voce di alcuni britannici, il racconto della loro vita quotidiana su un fronte molto diverso da quello occidentale, e del rapporto con i militari e civili italiani. Rispetto a Cassar e John e Eileen Wilks, dunque, l’a. offre una prospettiva più ampia e dettagliata, nonostante il ruolo inglese nella cosiddetta trench propaganda contro l’Austria-Ungheria non sia stato considerato e la narrazione si concentri essenzialmente sulle unità di fanteria, trascurando quelle di artiglieria e Raf.
L’a. affronta anche il problema della lunga contrapposizione fra storiografie anglo- sassone e italiana circa i rispettivi meriti nella vittoria finale: la rimozione quasi completa del contributo inglese in molte ricostruzioni italiane, e la tendenza degli storici britannici a enfatizzarlo oltremisura; cerca di superare gli stereotipi antitaliani presenti nelle fonti inglesi, tradottisi troppo spesso in valutazioni storiografiche acritiche, sottolineando, ad esempio, il contributo italiano alle tecniche alleate di combattimento su terreno mon- tuoso. Purtroppo, non viene fatto riferimento a fonti italiane, che avrebbero arricchito ulteriormente il quadro.
Nel complesso, il libro è un prezioso contributo alla ricostruzione dell’esperienza britannica in Italia nel 1917-1919, di cui analizza problemi logistici, culturali e tattici, ma anche quelli relativi al morale delle truppe e alla smobilitazione, fornendo un quadro particolareggiato ed esauriente.

Stefano Marcuzzi