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Amedeo Osti Guerrazzi – Noi non sappiamo odiare. L’esercito italiano tra fascismo e democrazia – 2010

Amedeo Osti Guerrazzi
Torino, Utet, 368 pp., € 24,00

Anno di pubblicazione: 2010

Il volume è frutto di un programma di ricerca collettivo realizzato dall’Università di Essen, il Kulturwissenshaftliches Institut di Mainz e dall’Istituto storico germanico di Roma, intitolato Referenzrahmen des Krieges e portato avanti con l’obiettivo di analizzare la mentalità dei militari dell’Asse durante l’ultimo conflitto mondiale.All’interno di questo progetto, Amedeo Osti Guerrazzi, studioso non nuovo a queste tematiche, affronta le vicende di un gruppo di alti ufficiali italiani fatto prigioniero dalle forze armate britanniche e recluso a qualche decina di chilometri da Londra, nella tenuta di Wilton Park.Il lavoro è basato soprattutto su fonti inedite. Gran parte della documentazione utilizzata è infatti costituita dalle trascrizioni delle conversazioni dei militari, spiati dall’intelligence di Sua Maestà durante la detenzione. L’a., tuttavia, tiene attentamente in considerazione anche le memorie pubblicate dagli stessi protagonisti e la documentazione posseduta dagli archivi italiani ben inserendosi, in tal modo, nel solco dei più recenti contributi storiografici sul ruolo delle forze armate italiane tra fascismo e seconda guerra mondiale.I protagonisti di questa vicenda non sono prigionieri qualunque. Infatti, non solo una loro buona parte coincide con i vertici della 1a Armata italiana che, a metà maggio del 1943, si arrende agli anglo-americani in Tunisia, ma è proprio da questo gruppo di militari che verranno fuori esponenti di primo piano delle forze armate italiane «cobelligeranti» al fianco degli Alleati a partire dall’autunno del 1943: Giovanni Messe verrà nominato comandante supremo delle forze militari italiane, Paolo Berardi diverrà capo dell’esercito e Taddeo Orlando sarà ministro della Difesa.Lo studio, dopo la descrizione della vita quotidiana di questo selezionato gruppo di internati, passa ad analizzarne le idee attraverso specifici capitoli tematici quali: il fascismo, il rapporto con la Germania, la Monarchia, la preparazione e il comportamento sui campi di battaglia dell’esercito, i crimini di guerra, il futuro del paese.Quello che riesce a far emergere Osti Guerrazzi è un «immaginario di gruppo» con caratteristiche ben definite: l’affinità culturale con il fascismo e la crisi di fiducia verso il regime con il precipitare della guerra, il rapporto ambiguo con i tedeschi che da ammirati ed efficienti alleati diventano spietati e disumani nemici, la fedeltà a Casa Savoia, l’anticomunismo, le giustificazioni e le omissioni sui crimini di guerra ed infine l’intima convinzione di questi generali di essere ancora utili ad un’Italia bisognosa di ordine e di cui si sentono gli immutati custodi.Noi non sappiamo odiare rappresenta un importante contributo, sia sul piano documentario che interpretativo, utile a capire la mentalità di un pezzo della classe dirigente italiana, in questo caso quella militare, che riesce ad avere ruoli di responsabilità nel proprio paese sia sotto il fascismo, del quale condivide buona parte dei suoi valori e scelte, che nel corso della transizione alla democrazia.

Mario De Prospo