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Andrea Addobbati (a cura di) – Islam e Occidente. La storia e il mondo che cambia – 2003

Andrea Addobbati (a cura di)
Pisa, Edizioni Plus-Università di Pisa, pp. 158, euro 10,00

Anno di pubblicazione: 2003

Il libro raccoglie il contenuto di otto interventi al seminario tenutosi presso il Dipartimento di storia moderna dell’Università di Pisa, tra l’inverno e la primavera del 2002, per capire ed analizzare gli eventi dell’11 settembre e le loro conseguenze. Il testo è diviso in quattro sezioni. La prima ? con i saggi dello storico Peter Partner e dell’antropologo Fabio Dei ? si sofferma ad analizzare i presupposti storici e le implicazioni antropologiche del nesso tolleranza/intolleranza nel confronto tra culture e civiltà. La sezione dedicata a Uomini e donne dell’Islam di ieri e d’oggi è curata da Ayse Saraçgil, che descrive il cambiamento dei codici di genere nell’Impero ottomano di fine ?800, e da Giorgio Vercellin che critica, da studioso della ?donna musulmana’, gli approssimativi giudizi del libro di Oriana Fallaci, La rabbia e l’orgoglio. Gli interventi di Gabriele Ranzato e di Federico Romero sono, il primo, incentrato sull’esame tecnico del concetto di ?guerra totale?, mentre, il secondo, è dedicato all’analisi del rapporto tra gli Stati Uniti e la guerra. Gli ultimi due articoli della sezione Economia e diritto internazionale nell’epoca della globalizzazione sono di Giovanni Federico, che esamina ? da una prospettiva squisitamente economica ? il concetto di globalizzazione (dandone un giudizio molto positivo) e, l’altro, di Roberto Barsotti che esamina gli aspetti del diritto internazionale e l’uso della forza dopo l’11 settembre.
Il testo con il suo approccio multidisciplinare propone al lettore interessanti spunti di riflessione. Tuttavia, gli interventi sembrano essere slegati l’uno dall’altro e, inoltre, sembrano esaminare gli eventi tragici dell’11 settembre e le sue conseguenze esclusivamente da una prospettiva occidentale, trascurando il mondo islamico. Sono riportati, ad esempio, in bibliografia ? che pure è giustamente ridotta perché si tratta di testi d’interventi e non di saggi ? solo tre autori musulmani che abbiano scritto e fatto politica (Sayyid Qutb, Nam?k Kemal e Ahmet Midhat), per di più tutti citati non nella loro versione originale ma in traduzione (il primo nella sua traduzione inglese, il secondo e terzo nella loro versione in turco moderno). Questo approccio senza dubbio rischia di dare un’immagine distorta e parziale degli avvenimenti. Il rivolgere scarsa attenzione, infatti, agli autori e ai media del mondo musulmano ci priva della possibilità di capire ciò che avviene e ci porta ad interpretare in modo sbagliato fenomeni come il ?fondamentalismo? e i suoi riferimenti culturali e politici. Uno di questi errori è il ritenere che ?un libro decostruzionista come Orientalismo di Said rappresenta uno dei grandi riferimenti culturali del fondamentalismo? (p. 43). Il noto libro dell’autore cristiano-palestinese, che scriveva e insegnava negli Stati Uniti, se non è del tutto ignorato da gran parte del Medio Oriente, non ha certo nulla da dire all’integralismo.

Michelangelo Guida