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Andrea Baravelli (a cura di) – Propagande contro. Modelli di comunicazione politica nel XX secolo – 2005

Andrea Baravelli (a cura di)
Roma, Carocci, pp. 253, euro 21,60

Anno di pubblicazione: 2005

Negli ultimi anni l’interesse degli storici per il tema della propaganda e della comunicazione politica si è notevolmente ampliato. Molte ricerche originali ? caratterizzate da un approccio interdisciplinare ? sono apparse e hanno contribuito ad aprire ulteriori filoni di indagine attraverso il ricorso a fonti poco esplorate. Ciò che forse è mancata è stata una riflessione approfondita sulle implicazioni teoriche dell’oggetto di studio, che ha avuto come conseguenza non trascurabile un’intercambiabilità nell’uso di concetti e parole che intercambiabili non sono, a partire da quelli di propaganda e comunicazione politica. Da questa considerazione prese le mosse il progetto del convegno ?Persuasione, propaganda e comunicazione politica. Percorsi di ricerca e nuove domande storiografiche?, che si tenne a Bologna nel dicembre 2002, i cui risultati trovano sistemazione in questo volume. Esso si articola infatti in due sezioni. La prima annovera il contributo di studiosi della comunicazione politica, della teoria politica e della retorica che contribuiscono a delineare e delimitare dal punto di vista teorico l’argomento. La seconda si muove secondo prospettive più dichiaratamente storiografiche, assumendo la prima metà del Novecento come laboratorio del rapporto tra potere politico e società di massa.
Sulla scorta delle considerazioni di Gianpietro Mazzoleni che ? per quanto riguarda i sistemi democratici ? individua nella propaganda un ?genere? della più generale comunicazione politica, ma anche di Tommaso Dell’Era che considera la propaganda come l’applicazione al campo della persuasione politica della teoria dell’organizzazione del lavoro, i saggi della seconda sezione tendono a individuare ? pur con le necessarie sfumature ? due modelli alternativi: quello proposto dagli Stati autoritari e quello avanzato dalle nazioni democratiche. In entrambi i casi le due guerre mondiali rappresentano momenti cruciali nell’elaborazione dei modelli di propaganda. Rispetto però alle strategie messe in atto in Germania, Italia e Unione Sovietica, il modello americano si diversifica per l’abilità nel legare interessi collettivi e privati, in un discorso pubblico che non sacrifica l’individuo al bene della collettività. Il modello propagandistico americano inoltre perfezionerebbe la sua efficacia soprattutto negli anni successivi al secondo conflitto mondiale, nella fase della contrapposizione bipolare; negli anni Venti e Trenta invece sarebbero i regimi totalitari i più capaci di intercettare lo spirito dei tempi nel quadro di vere e proprie liturgie politiche. I lavori di Enzo Fimiani e di Maria Teresa Giusti relativi al modello totalitario riprendono efficacemente le suggestioni sui temi della censura, della selezione delle informazioni, della demagogia contenute nei saggi di Elisabetta Besussi e Fabrizio Frasnedi.
Nel complesso il volume si presenta come un grande laboratorio, con l’innegabile pregio di una reale contaminazione tra riflessione teorica e ricostruzione delle modalità concrete del rapporto tra potere politico, cittadinanza e sistema dei media.

Emma Mana