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Andrea D’Onofrio – Razza, sangue e suolo. Utopie della razza e progetti eugenetici nel ruralismo nazista – 2007

Andrea D’Onofrio
Napoli, ClioPress, 155 pp., Euro 11,00

Anno di pubblicazione: 2007

Il lavoro prende le mosse dalla figura di Richard Walter Darré, esperto del Partito nazionalsocialista per le questioni agrarie e poi, durante il regime, potente «Führer dei contadini del Reich» e ministro dell’Agricoltura e dell’Alimentazione. Più che una riflessione approfondita sull’itinerario intellettuale e politico di Darré (cui l’a. ha già dedicato precedenti studi) o sul peso che il ruralismo ebbe nel corpus ideologico del nazionalsocialismo, l’intento di questo saggio è quello, più limitato, di concentrarsi sull’intreccio fra ruralismo nazista, razzismo ed eugenetica.Le teorie del primato della razza nordica sono, perciò, brevemente richiamate, essenzialmente grazie alla figura di Hans Günther, autore di un fortunatissimo manuale sulla «dottrina razziale» e vicino personalmente a Darré. Sono poi brevemente ricostruite, avvalendosi di un’ampia ed aggiornata bibliografia, le vicende dell’eugenetica tedesca, dalle origini fino al «patto con il diavolo» con il nazismo e dunque alla micidiale combinazione di razzismo, antisemitismo ed eugenetica nelle politiche razziali del regime hitleriano.La stessa combinazione contraddistingue anche l’ideologia ruralista di Darré, come testimonia lo slogan Blut und Boden (sangue e suolo) spesso richiamato nei suoi scritti. I contadini tedeschi non sono idealizzati solo come portatori di sani valori tradizionali in contrapposizione al decadente capitalismo delle città ma come nuova aristocrazia razziale, baluardo della purezza del sangue ariano. Un’aristocrazia per la quale Darré, laureato in agraria ed esperto di questioni zootecniche, immaginava una sorta di allevamento selettivo grazie a matrimoni razzialmente qualificati e al possesso di speciali poderi non divisibili nella successione ereditaria.Nel corso della sua carriera politica Darré tentò a più riprese di dare corpo ai suoi vagheggiamenti, a partire dalla legge sui «poderi ereditari», indivisibili e protetti dallo Stato, fino ai progetti di selezione razziale e colonizzazione dell’Est elaborati all’interno del tristemente famoso RuSHA, l’ufficio per la Razza e l’Insediamento delle SS, che contribuì a fondare.La dimensione del ruralismo non fa che confermare, dunque, quanto l’ideologia razziale sia cruciale per la comprensione delle dinamiche del regime nazista. Un termine, quello della «razza», il cui vastissimo campo semantico, nei primi decenni del secolo, spaziava dagli studi di biologia e antropologia alle proposte dell’eugenetica, nonché alla mistica nazionalista del sangue e del suolo evocata, fra gli altri, dalle organizzazioni di giovani coloni tedeschi che, nel dopoguerra, volevano salvare le terre dell’Est dalla «polonizzazione», nelle cui file militavano sia Darré che Himmler. Il che contribuisce a spiegare come le più deliranti utopie di rigenerazione nazionale e politiche persecutorie tra le più micidiali potessero pretendere di parlare, anche, con il linguaggio della scienza e come, per parte loro, molti uomini di scienza fossero pronti a mettere le proprie competenze a servizio di quei progetti.

Claudia Mantovani