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Andrea Guiso – La colomba e la spada. «Lotta per la pace» e antiamericanismo nella politica del Partito comunista italiano (1949-1954) – 2007

Andrea Guiso
Soveria Mannelli, Rubbettino, 686 pp., Euro 38,00

Anno di pubblicazione: 2007

Anche se la mobilitazione pacifista ha marcato a fuoco l’azione del PCI negli anni del centrismo, gli studi specifici sul tema sono ad oggi ancora limitati. In particolare nessuno aveva affrontato la questione in una prospettiva così intra-partitica come fa Guiso in questo suo interessante volume. La prima sezione dedica ampio spazio a temi quali la «nuova resistenza» contro il Patto atlantico, l’italianizzazione delle teorie zdanoviane sulla lotta per la pace come direttrice politica (non irreversibile) e la ridefinizione dell’antiamericanismo. La parte più originale è però quella che si addentra nelle forme di mobilitazione, nell’attivismo delle scuole di partito, nella costruzione di una politica di piazza che, pur rispettando i confini dell’area della legalità togliattiana, si scontrava con le esigenze della «lotta per il dominio visivo». L’utilizzo incrociato di verbali, fogli divulgativi, frammenti di propaganda orale, ci dice molto di come la questione pacifista incidesse sul dialogo tra comunisti e socialisti, offrendo spiragli di competizione (e confronto dal basso) con il mondo cattolico (tra «Madonne pellegrine» e mito staliniano). Tale linea interpretativa mi sembra che dia grande respiro alla ricerca, spingendola in terreni nuovi e interessanti. Questo emerge ancor più chiaramente nella seconda parte del libro, quella in cui la mobilitazione antiatomica dei Partigiani della pace irrompe con tutta la sua forza simbolica, culminando nel 1950 nella mobilitazione per l’appello di Stoccolma. L’analisi di Guiso tocca qui un nodo particolarmente delicato per la storia del PCI: la ricerca di interlocutori esterni. Un processo che passò per il dibattito parlamentare (intorno alle mozioni per la pace presentate da Giavi, Parri e Pertini) ma non solo: si vedano i tentativi di dialogo (mai concretatosi) con il gruppo mazzolariano di «Adesso» ed il confronto pubblico con Giordani. Il rapporto con il mondo cattolico viene colto nella sua duplice dimensione: la ricerca di un dibattito con le «avanguardie critiche» e l’abbozzo di una diplomazia segreta con la Santa Sede (la vicenda del monarco-pacifista Sella di Monteluce). Guiso rilegge anche i contatti con quella parte della destra perplessa verso la linea atlantista, toccando il tema della presenza comunista nelle forze armate. Quello che manca, in questa ampia analisi, è l’approccio dei comunisti al pacifismo minoritario e nonviolento: quello di Capitini e Lanza del Vasto, già allora tesi verso un allargamento dei confini partitici del movimento antiatomico. La terza parte del volume mette ancora molta carne al fuoco (gli artisti, la scuola, la cultura?), pur perdendo un po’ di equilibrio nel confronto tra antiamericanismo e politica di pace. La continuità riprende invece nell’ultima sezione, con l’aprirsi di una nuova stagione segnata dall’avvento della bomba H sovietica. Il monopolio comunista della mobilitazione pacifista in Italia si sarebbe da allora incrinato, ridimensionando anche l’interesse dei quadri del Partito verso un tema fattosi nel tempo sempre più spinoso e difficile da gestire.

Massimo De Giuseppe