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Andrea Lanza – All’abolizione del proletariato! Il discorso socialista fraternitario. Parigi 1839-1847 – 2010

Andrea Lanza
Milano, FrancoAngeli, 285 pp., € 32,00

Anno di pubblicazione: 2010

Lanza propone un’originale rilettura del «socialismo repubblicano» che si sviluppò nel decennio che precedette la rivoluzione del 1848. Lo studio è condotto sui testi degli esponenti più noti (Leroux, Buchez, Blanc, Cabet) e su opuscoli e periodici della stampa operaia. Con un approccio non tradizionale, l’a. evidenzia una sottostante «logica discorsiva» (un air du temps?) che accomuna questi autori, coniando l’etichetta di socialisti «fraternitari», espressione praticamente assente dalle fonti dell’epoca, ma che permette di sottolineare l’importanza cruciale della «fratellanza» (traduzione prediletta di fraternité) per questo modo di pensare la società. L’a. presenta una raffinata analisi delle risposte che i «socialisti fraternitari» diedero al problema aperto dalla fine dell’ancien régime: su che basi fondare una società dopo le Rivoluzioni del 1789 e del 1793? Come conciliare la pratica di diritti individuali con un principio di unità sociale? Come l’eguaglianza con la singolarità? Questi autori lavorano sull’idea di una società che realizza una «naturale» armonia, nella forma di una «repubblica» che pratica una democrazia «immediata». Lo Stato è riassorbito nel corpo sociale, che si regola sulla base di un interesse generale riconosciuto da tutti come tale; si realizza così una «unione delle classi» (da cui l’«abolizione del proletariato») su basi egalitarie e consensuali, capace tuttavia di preservare la varietà nell’unità. L’obiettivo di Lanza è storicizzare l’oggetto del suo studio: questo socialismo ha una «logica irriducibilmente propria» (p. 15), è un modo di pensare la politica e la società che trova un senso, con le sue tensioni e contraddizioni, all’interno di una specifica configurazione storica, l’ultimo decennio della Monarchia di luglio. Si sviluppa in connessione con la realtà contemporanea parigina. Nelle pratiche sociali e nelle tensioni del mondo del lavoro, come l’applicazione del tarif, l’organizzazione del credito, l’istituto dei prudhommes (su cui l’a. riprende spunti dai lavori di Cottereau). Nello spazio concreto della Parigi degli anni ’40, il cui tessuto urbano è sollecitato dalle trasformazioni dell’organizzazione sociale e produttiva (l’introduzione di una dimensione geografica è uno degli aspetti più interessanti del libro, pp. 83-94. L’a. si ispira a recenti lavori di Gribaudi). In consonanza con la riflessione in corso nelle scienze naturali, altro punto di grande interesse (pp. 56-80). Al termine del libro, proprio alla luce della tesi esposta, si desidererebbe un maggiore approfondimento sul versante di storia sociale (ma è il tema per un’équipe di ricerca). Un’altra questione è la lettura del 1848 che, nelle conclusioni, l’a indica come il momento di una rottura completa: dopo i mesi rivoluzionari, e la repressione di giugno, il modo di pensare la società e il mondo elaborato nella prima metà del secolo non sarà più possibile. La chiusura sul ’48 introduce una dimensione europea: l’indagine di Lanza si può estendere a Italia e Germania? Che cosa sarà la «fratellanza» nel discorso rivoluzionario quarantottesco? La questione «nazionale» entra nel discorso del socialismo «fraternitario»?

Filippo Benfante